OCCHIO: degustazione, esegesi...   ESPRESSIONI: visioni, letture, arte...

domenica 26 maggio 2013

«Why did my eyes have to see this?»

The Bogus Man
1980
Stati Uniti d'America
Regia: Nick Zedd
Scritto: Nick Zedd

Seminale e "inseminata" critica al sistema sovrastrutturale e artistico, in particolare alle caratterizzazioni imperialistico/mediatiche che troveranno, nello stesso decennio di produzione, l'apoteosi del proprio essere con il reaganismo.
Pellicola inseminata perché figlia di tante opere e correnti del passato, nonostante una dichiarata critica di Nick Zedd a certe strutture, seminale perché presa in netta considerazione da successori, compresi "figli" ugualmente politicamente scorretti ma meno repellenti.
Cinema della Trasgressione, di cui Zedd è coniatore e parte nodale, che trova forma e sostanza espressiva in questo corto dai contenuti soltanto relativamente diretti, perché viziati da una realizzazione tecnica realmente sovversiva, capace di sfruttare le limitazioni e tramutarle in essenza.
Il "bogus" è l'anima ipocrita ricoperta di patinatura, l'inganno a cui assistono e si prestano in milioni, compresi sedicenti "indipendenti". 
Difficile capire quanto ci sia di cospiratorio e quanto di taciuto, dietro al potere.

domenica 19 maggio 2013

bloccare

L'insaisissable pickpocket
1908
Francia
Regia: Segundo de Chomón 

Nomato anche Diabolical PickpocketEl escurridizo carterista, placa la nostra cine-sete di invenzioni dall'aria candida, alimenta l'immagine del mondo che fruisce di una produzione Pathé Frères, con esso ci pare di sentire l'acre ma piacevole odore della cinepresa.
Ode all'arresto di fotogramma, una dimensione che si ferma e rinasce come sole al mattino, è immensa la voglia di emulare, vogliamo che tutto ciò sia spada, ed anche scudo, levàti contro i manichini. 

sul bagnato

Soghoth
1986
Argentina
Regia: Diego Curubeto
Scritto: Diego Curubeto

Se molto forte è un credo nell'animo di un individuo, si può arrivare a materializzare i riti ad esso connessi, con una potente proiezione liturgica.
Il cerimoniale sarà unica azione terrena distinguibile.
Gli adepti del culto si ciberanno di ciò che la mente guida ha prodotto, fra echi umidi e monolitici di una realtà promiscua.

sabato 11 maggio 2013

effetto Kulešov

Mechanics of Love
1955
Stati Uniti d'America
Regia: Willard Maas, Ben Moore

Un montaggio di immagini che prese da sole avrebbero minor senso o un significato opportuno ad altro, una tecnica cara alle teorie di Lev Vladimirovič Kulešov rende nota la meccanicità di quella che è l'esigenza primaria di una larga fetta dell'umana specie. Automatismo, gesto costruito: una lampada, un flauto, una scalinata, delle chiavi...
Probabilmente più appagante è l'attesa dell'atto, rappresentata in maniera sognante, mentre il resto figura ordinario come la trafila di oggetti che compare. 
Dopo la "bollitura" finale, l'alta velocità della metro, il forte vento, ecc., in montaggio accelerato, ci si perde in rimasugli e nel ricordo soffuso dell'azione.

sabato 4 maggio 2013

vecchio artigianato

Il mulino delle donne di pietra
1960
Italia
Regia: Giorgio Ferroni
Scritto: Remigio Del Grosso, Giorgio Ferroni, Ugo Liberatore, Giorgio Stegani, Pieter van Weigen

Particolare gotico italico, metà, insieme al "vurdalakiano" La notte dei diavoli, del superbo e unico dittico horror realizzato da Giorgio Ferroni, ritenuto a ragione una pietra miliare del cinema di genere. Ciò che caratterizza l'opera in esame è l'ambientazione nederlandese, con, guarda caso, un mulino protagonista, nelle veci del classico castello o antica magione.
All'inizio fintamente prevedibile nell'intreccio, si snoda in un tema sì arcinoto, ma inaspettato allo spettatore, ipnotizzato dalle arcigne ed ambigue figure e dalle delicatamente colorate fotografia e scenografia, che hanno trasformato una struttura poetica ed in qualche modo rilassante in un antro claustrofobico, opprimente e fuori dal tempo. Fiore all'occhiello di tutta la pellicola è il carillon gigante, poco descrivibile a parole, bisogna beneficiarne visivamente e con l'animo giusto: inquietante, un po' rozzo, efficace, protagonista assoluto del bellissimo finale.
Superata in qualità la storia originale, un omonimo racconto breve di Pieter Van Weigen, il film si avvale soprattutto di abile mano alla camera, con carrellate al limite del virtuosismo ed eleganti nello stesso tempo.
Il cinema che manca ai nostri lidi, nessuna retorica.
Un amore folle, possessivo e viziato dal dolore; uno dolcissimo e probabilmente sincero; uno sanguinoso; uno carnale e laido; uno scherzoso; uno tormentato.
Le presunte vittime di qualcuno d'essi possono sembrare innocenti quanto vogliono, ma il loro esibizionismo è stato punito con la legge del contrappasso per analogia: quanto gli piaceva ostentare estetica ed il loro smisurato io davanti alle platee, ad esempio spartani tavoli di bettole, precursori di vetrine virtuali; quanto stanno bene nella forma di "donne di pietra" in un mulino, in continuo e macchinoso sfoggio per il pubblico. Saranno contente.