1912
Stati Uniti d'America
Regia: Lucius Henderson
Soggetto: Robert Louis Stevenson
Sceneggiatura: Thomas Russell Sullivan
Secondo stime ufficiali ci troviamo davanti al quarto titolo cinematografico, in ordine di tempo, ispirato alla famoso romanzo di Stevenson. Qualitativamente siamo vicini al Frankenstein recensito in questa sede, soprattutto dal punto di vista della fotografia: camera fissa, campi stretti, che non beneficiano di visione grandangolare, e poco profondi. Il momento della trasformazione Jekyll/Hyde/Jekyll è istantaneo, un passaggio immediato, più vicino alle arti magiche che alla scienza. Realizzato con una convincente sovrapposizione, rende bene quell'atmosfera da gioco di prestigio che permeava le pellicole del tempo; era forte la sensazione di trovarsi davanti a qualcosa di esoterico e poco materialista.
Il tempo non ha scalfito il potente messaggio contenuto: l'io malvagio si manifesta incontrollato, fine scientifico o meno, l'inconscio umano non si doma. Di fronte all'apparire del "cattivo" gli altri inorridiscono, non accettano, vogliono estirpare. Se le intenzioni iniziali del dottore erano nobili, non da meno è la scelta finale, un sacrificio atto a salvare il prossimo da una minaccia. Cosa però provvisoria, ognuno dovrà continuare ad avere a che fare con la propria metà oscura.
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