Leák
1981
Indonesia
Regia: H. Tjut Djalil
Soggetto: Putra Mada
Sceneggiatura: Jimmy Atmaja
Per la fortuna di chi è alla ricerca dell'insolito, la produzione cinematografica non è emersa solo da Stati Uniti, Italia o soliti altri Paesi, ci sono altre zone del mondo che hanno fornito un valente contributo alla causa. Una nazione popolosa e ricca di tradizione come l'Indonesia non poteva esimersi, e la pellicola in questione tratta proprio di leggende del posto, precisamente dell'isola di Bali. Si tratta il "Leyak", figura mitologica composta da una testa fluttuante con organi vari pendenti, in costante ricerca di donne incinte cui rubare il bambino o il sangue di esso. Il film, tratto dal romanzo Leák Ngakak di tal Putra Mada, rende bene l'idea della cosa, grazie anche all'aroma esotico che si respira, ma la realizzazione globale è appena sufficiente, rientrante, secondo alcuni, nell'insieme del cosiddetto trash, indicazione poco precisa che qui sarà sempre osteggiata. L'insolito impianto può far apparire a noi occidentali ridicole alcune sequenze, e gli effetti ci mettono del loro, arrangiati alla meno peggio, però non distantissimi da quelli buffi presenti in centinaia di lavori dello stesso periodo, italiani compresi. Se la cavano, invece, il reparto make up e la fotografia, esperienza tecnica ve n'è, lo spazio nei campi è curato, e l'effetto migliore proviene dalle scene al buio.
Sopra le righe la maggior parte delle interpretazioni, la cosa è però lecita visto che si parla di allucinati riti di magia nera, dove l'invasamento è all'ordine del giorno.
La volontà di non rovinare la sorpresa ci porta a non svelare dettagli interessanti, che fanno l'opera almeno varia e non di certo noiosa.
Conosciuto anche con il titolo internazionale di Mystics in Bali.
La cinematografia Asiatica meriterebbe una riscoperta, e non parlo solo degli horror nipponici come RINGU arrivati negli ultimi anni, ma di cinematografie come la filippina (penso ad esempio a Cirio Santiago); quella Honkonghese(anche s eun po appannato dopo l'annessione alla Cina) e quella di Bali.
RispondiEliminaSe riuscirò a recuperare il film MYSTICS IN BALI ti manderò il mio parere.
Ciao.
accidenti che chicca dispersa... m'attizza proprio, poi ultimamente col trash (scusa il termine) ci vado a nozze.
RispondiEliminagrazie! :)
morire se lo trovo però... ogni dritta è ben accetta ;-)
RispondiElimina@Nick: bravo, l'horror orientale non è solo "Ringu" e tendenze ultime, ma anche inestimabili perle come "Kwaidan" o "Kuroneko", oppure cose che anche se non rientrano nella classe cristallina di questi sono da riscoprire per rappresentanza degli stili e del periodo. Hai citato due buoni esempi: Cirio Santiago e la cinematografia di Hong Kong, ad esempio con i suoi "wuxia".
RispondiElimina@roby: arriveranno dritte in privato!