OCCHIO: degustazione, esegesi...   ESPRESSIONI: visioni, letture, arte...

martedì 29 marzo 2011

il Sato fra Sci-Fi e terrore (parte 2)

海底大戦争 (Kaitei daisensô)
(I mostri della città sommersa)
1966
Giappone
Regia: Hajime Sato
Scritto: Masami Fukushima, Kohichi Ohtsu

Brusco calo con questo fanta-horror, molto povero sotto vari aspetti. Effetti insufficienti, i mostri protagonisti sono imbarazzanti, il costume che li rappresenta non dà la minima idea di verosimile, le loro azioni sono goffe e sconsiderate. Stesso dicasi per altri personaggi, delle parodie ambulanti, viziate ancor di più da una recitazione al di sotto della media e da dialoghi involontariamente comici; non si salva quasi nessuno, forse neanche il protagonista, impersonato da Sonny Chiba, ma le figure dei militari statunitensi e del dr. Moore sono le peggiori. Bruttina anche la cornice scenografica, la città sommersa è molto scarna, i restanti scenari sono pochi e ripetitivi. Oltre ai mostri succitati non fanno bella figura neanche molti degli altri effetti, in primis i frequenti spari di pistola, addirittura accompagnati dal movimento del braccio, neanche fosse una simulazione di guerra fra bambini.
Si salvano poche cose, una è certamente la sequenza dell'operazione-trasformazione delle creature, curata e con una sua originalità, un'altra è una certa filosofia di fondo presente nella trama, roba di scorie nucleari, regimi totalitari e sogni utopistici. Interessante anche l'intera atmosfera pop "sessantiana" che pervade la pellicola, almeno quella farà contenti i fan di genere.

martedì 22 marzo 2011

il Sato fra Sci-Fi e terrore (parte 1)

Kaidan semushi otoko
(
Il pozzo di Satana)
1965

Giappone

Regia: Hajime Sato
Scritto: Hajime Takaiwa

Analizziamo, in quattro parti, i lavori fantascientifici e d'orrore di Hajime Sato, regista attivo fra i Sessanta e i Settanta.
Si parte con un progetto particolare, caso molto raro, un punto d'intersezione dove il Sol Levante si incontra con il gotico occidentale. È una classica storia di magione infestata, peraltro molto simile a La casa degli invasati di Shirley Jackson, il romanzo che ha poi trovato ufficiale trasposizione cinematografica un paio d'anni più tardi. In senso di plot, a lungo andare, tira fuori diversi spunti interessanti, che si discostano dalla trama base e da una miriade di produzioni simili; presente qualche ingenuità tipica del periodo, ma che non influisce sul totale.
Il punto forte è però una curatissima fotografia (Shôei Nishikawa), un bianco e nero d'atmosfera che rende tantissimo soprattutto nelle situazioni buie. Trovate avanguardistiche quasi assenti, c'è solo un semplice estro nella scelta delle inquadrature, della loro composizione e della profondità di campo. Si segnala però la sequenza di un rigonfiamento di una porta, dettaglio che avvicina ancor di più all'opera della Jackson. Ottime e stilisticamente occidentalizzate le interpretazioni del cast nipponico, roba da equiparare ai film neri di Roger Corman o agli italiani dello stesso genere. A proposito di Italia, nella nostra versione i nomi giapponesi sono diventati anglosassoni (Hajime Sato diventato Richard Goodwin e così via), uso del tempo per avvicinare pubblico, ma a tutt'oggi una scelta che rende la cosa solo più buffa.

martedì 15 marzo 2011

velo

La femme qui se poudre
1972

Francia
Regia: Patrick Bokanowski

Avanguardia che più tale non può essere.
L'ossessione per l'incomprensione di rituali, prettamente femminili, e la visione inconscia di essi. Tutto assume una forma allucinante, il gesto quotidiano prende le sembianze di sfaldamento dell'endometrio, i tempi sono talmente non colti da divenire astratti; tutto è orrore, quello che è posto e com'è visto. La cosa si dissolverà violentemente, come la polvere sul viso di un rito estetico.
L'allucinante opera sfoggia mascherine che coprono parte del campo (per simulare il non recepire tutto), animazioni ed effetti vari.
Necessario aprire il cranio.

giovedì 10 marzo 2011

piccolo mondo

Évocation spirite
1899

Francia
Regia: Georges Méliès


È certo che ci troviamo di fronte ad una ghost story, cronologicamente ottocentesca per un pelo, ma pienamente per quanto riguarda l'atmosfera. Le apparizioni letteralmente circoscritte sono residenti da tempo nell'immaginario comune, un minimo di fantasia, o chissà cos'altro, permette a tutti di vedere del fantastico in un zona precisa del nostro mondo.
In senso di celluloide quest'opera porta un aspro esempio di "quadro-nel-quadro" non principale, elevato dai marchi di fabbrica del buon Georges: effetti di montaggio, mascherini, dissolvenze, trucchi teatrali, uniti da una forte passione per l'esoterico.
Ogni tanto è bene darsi agli antipasti, magari quando si è saturi di frutta o pasta.

lunedì 7 marzo 2011

soprassalto

Sueño profundo
1997

Argentina

Regia: Daniel de la Vega

Scritto: Daniel de la Vega, Marcelo Escobar


Buona prova tecnica, soprattutto come esempi di inquadrature e montaggio, votati alla frenesia, ma non pregiudicanti del ritmo narrativo; ben resa la sensazione di risveglio improvviso. Molto "nineties" come realizzazione, e adatto per essere proposto in festival a tema.
Deboluccio in quanto a plot, poco originale, ma l'impostazione non necessitava cura sotto questo aspetto.

mercoledì 2 marzo 2011

immobilità

Un couple d'artistes
1970
Francia
Regia: Bruno Gantillon

Cortometraggio di classe, prima opera di un autore che si darà quasi completamente alla televisione.
Molto delicato, tema musicale incluso, e recitato con compostezza, cosa non casuale, che unita ad un uso prevalente di camera fissa pone un'idea scenica di quella che poi è la trama, epilogo compreso; un suggerimento visivo, una metafora del tema. I tasselli narrativi strizzano l'occhio a diversi topoi, ed una scena ricorda qualcosa di Rosemary's Baby.
Colori vivi e linea generale tutta francese.

flautato

Aria del meriggio
2011
Italia
Regia: Michele Sollazzo

Inizio aulico per questo giovane autore che si cimenta in una poesia in immagini dal sapore agreste.
Le lunghe panoramiche ci proiettano verso simbolismi di vita ed ingressi in essa, appaiati a pochissimi elementi più chiaramente tali, che amplificano ancora di più l'idea.
Pertinente l'accompagnamento musicale, così come l'impostazione cromatica. Scelte di montaggio acerbe ma promettenti, a parer nostro da unire ad una vibrazione minore dei piani, cosa maggiormente utile nel caso si voglia dare una visione più soave rispetto ad una più materialista.
Esiste anche una versione in bianco e nero, leggermente diversa anche dal punto di vista emotivo.