OCCHIO: degustazione, esegesi...   ESPRESSIONI: visioni, letture, arte...

martedì 24 dicembre 2013

nel giardino

Fantasmi a Campobasso
2013
Italia
Regia: L. Caligari (Luigi Castellitto)
Soggetto: L. Caligari
Sceneggiatura: L. Caligari

Fantasmi, cioè dettagli di cui la superficiale realtà quotidiana ci priva, catturati e valorizzati grazie al "cine-occhio"; Dziga Vertov ce lo insegnava.
Fantasmi, cioè assenti di cui sarebbe superflua la presenza.
Fantasma, chi si bea del girare e del resto annesso. 
Bolex P3, Quarz 2 M e Fomapan R 100 2x8 mm.

domenica 15 dicembre 2013

The Black Imp

Le diable noir
1905
Francia

Regia: Georges Méliès

Qui apparizioni e sparizioni dell'arresto di pellicola non stancano mai, un posto per i fastidiosi demonietti a cavallo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio Novecento c'è sempre.
Capita di vedere un'opera in cui spadroneggiano maestose ore di CG, e così il bisogno di un'inquadratura fissa e di tradizionali trucchi da prestigiatore si fa più forte.

domenica 8 dicembre 2013

En canot

Sur l'eau (1876)
(Sull'acqua)
(Tratto da La mano scorticata e altre novelle)
Guy de Maupassant

Mondadori Editore

Un fiume non è da meno di un mare in quanto a potere evocativo. Ugualmente possente, maestoso, ricco di fauna e flora, di notte diventa uno spettro sinistramente affascinante, che può fare di un uomo ciò che vuole, anche perché l'entità umana sarà in balìa d'esso, inesorabilmente stregata dal suo magico potere.
Un fiume può parlare e farsi tomba di inenarrabili segreti.

Ô flots, que vous savez de lugubres histoires!
Flots profonds, redoutés des mères à genoux!
Vous vous les racontez en montant les marées
Et c'est ce qui vous fait ces voix désespérées
Que vous avez, le soir, quand vous venez chez nous.

sabato 30 novembre 2013

Velvia

Oxygène
2013
Italia
Regia: L. Caligari (Luigi Castellitto)
Soggetto: L. Caligari
Sceneggiatura: L. Caligari

Chiusure ermetiche di strutture dal valore protettivo, vecchie mura che celano sensibilità, porte e finestre sbarrate che hanno fatto di tutto per resistere alla pressione esterna.
Si canta di un amore intimista, irrealizzabile in molti luoghi di consuetudine, ossigeno per la mente, per il corpo, per l'anima, ossigeno paradossalmente più presente in una certa atmosfera.
Ode alla perforazione centrale.

sabato 23 novembre 2013

Stop winter cold

つぶれかかった右眼のために (Tsuburekakatta migime no tame ni)
(For My Crushed Right Eye)
1969
Giappone
Regia: Toshio Matsumoto


Chi conosce Matsumoto sa quale attento analista dei fenomeni culturali dei suoi tempi è stato; di correnti prettamente giovanili, trasgressivi per l'epoca. 
Questo è il suo primo corto non documentaristico, contemporaneo al capolavoro Bara no sôretsu (Funeral Parade of Roses). Un lavoro d'avanguardia, psichedelico, interamente in split screen, con immagini sovrapposte dal sapore subliminale e suoni inquietanti. Le immagini multiple erano curiosamente create durante la riproduzione, con l'ausilio di più proiettori.
In scena diverse icone del tempo, anche musicali, artistiche, così come ideologie, utopie, miti e mode, nonché grande spazio all'allora da poco più chiaro transessualismo.
È un occhio danneggiato quello che guarda, forse perché leso dalle impurità o semplicemente perché fuori da un accettato ordinario "salubre".

sabato 9 novembre 2013

I due The Kiss in the Tunnel

Regno Unito, 1899
Inneggiare all'amore indefesso, anche nei momenti bui, o alla riservatezza? O forse ad un senso antico del pudore? Oppure ad un sentimento di vergogna per una determinata relazione?
Si viaggia fra due colori. I viaggiatori vanno e vengono, chi va avanti, chi indietro, chi accelera, chi rallenta.

domenica 3 novembre 2013

stabbing

A Ballroom Tragedy
1905
Stati Uniti d'America

L'invidia è un sentimento talmente potente da poter trasformare un quadretto armonioso, definibile persino dolcemente buffo, in una situazione da rappresentazione biblica.
Poi... un brutale secondo cancella parecchi attimi di cortesie.
Dopo... stupore, ma non eccessivo, è in moto l'umanità.

sabato 19 ottobre 2013

La Grenouillère

La Femme de Paul
(La ragazza di Paul)
(Tratto da La mano scorticata e altre novelle)
Guy de Maupassant
Mondadori Editore

In un sudato carnaio francese di fine XIX secolo, per nulla dissimile da uno degli attuali tempi, avviene ciò che si percepisce ben prima della fine della storia, un qualcosa che molti uomini o donne hanno temuto, temono o temeranno. Paura spesso maggiorata dal senso ancora troppo irregolare della cosa, che può andare a colpire la borghese virilità maschile o la vaginale sicurezza femminile, oltre che distruggere un vero e puro sentimento, in questo caso in egual modo della via "normale".

giovedì 3 ottobre 2013

Mechte navstrechu

Il punto fermo del web italiano sulla fantascienza, Il futuro è tornato, ritorna a parlare di opere "socialiste" di settore, tramite la penna del sottoscritto. Si tratta Мечте навстречу, del 1963, lavoro sovietico poco esplorato dalle menti occidentali, appagante in fotografia, scenografia e musiche, senza dimenticare il valore dei risvolti filosofico-utopistici tipici della science fiction di taluni Paesi.
                                       LINK                        

domenica 29 settembre 2013

15 August

Le monstre
1903
Francia
Regia: Georges Méliès  

Un court métrage di Méliès sottotono rispetto ad altri, le magie tecniche sono più o meno le stesse ma generalmente meno attente; buono però in svolgimento ed atmosfera, acquista corposo valore se musicato a dovere.
Lui era un maestro dell'illusione, qui un uomo si illude di poter riavere l'amata deceduta. Dopo grottesche situazioni avrà del tempo per credervi, ma pochissimo.

domenica 22 settembre 2013

pièces

Ler roi des dollars
1905
Francia
Regia: Segundo de Chomón 
Scritto: Segundo de Chomón

Sparizioni di denaro che non si avvalgono di lercio peculato, ma dei "trick" del signor Segundo, in un'unione perfetta fra gioco di prestigio e cinematografia, tra l'altro cosa non rara per i tempi.
Maggior risalto per le tintinnanti (ma mute) monete grazie alla pionieristica colorazione artigianale della pellicola.

sabato 14 settembre 2013

le bain de la parisienne

Après le bal
1897
Francia
Regia: Georges Méliès
Scritto: Georges Méliès

Presa di una naturalezza tale che annulla qualsiasi tabù, sono costumi dell'umano, niente di sgradevole o sconcertante.
Oggetti, abiti e movenze del periodo, presenza, purtroppo, della servitù, riproduzione verosimile della magione. L'illusionista Méliès, fra tante suggestioni fantastiche, trova il tempo di offrirci anche la magia, traslata in fiction o meno, della realtà.

lunedì 2 settembre 2013

da così a così

Le roi du maquillage
1904
Francia

Regia: Georges Méliès

La qui presente scenica correttezza di mostrare la faccia che si assumerà prima del tempo non fa parte di ciò che accade nella fredda collettività, dove il cambio avviene senza avvertimento alcuno. Per non parlare della classe con cui approda la trasformazione in questo court métrage, squisita arte della sovrimpressione, che non ha nulla a che vedere con il repentino rimpiazzo della famigerata maschera sociale, servita senza tanti salamelecchi — tanto meno "artistici" — , in maniera brutale o viscida.

mercoledì 21 agosto 2013

passaggio a livello

L'arrivée d'un train
2013
Italia
Regia: L. Caligari (Luigi Castellitto)
Soggetto: L. Caligari
Sceneggiatura: L. Caligari

Caligari si mostra palesemente debitore verso gli esordi del cinema in senso più stretto, giunti alla fine dell'Ottocento. Per permettere di leggere questo corto, supponiamo non sia necessario spendere parole per quelle opere, basta averne presente il potere seminale, insieme ad una rappresentazione della meccanica, della tecnologia, della meccanicità, dell'elettrificazione, ecc., e di tutto ciò contemplato anche da un punto di vista metaforico, allegorico, largo quanto possibile.

domenica 4 agosto 2013

scheletri

The X-Ray Fiend
1897
Regno Unito
Regia: George Albert Smith

Bastasse una spartana scatola a mostrare lo spirito degli uomini. Bastasse una tecnologia, anche obsoleta. La società, probabilmente, cadrebbe in pezzi; insostenibile, incompatibile sarebbe l'invasione di "scheletri da armadio".
In questo corto abbiamo Smith, il genio di Brighton, che ci mostra il valore dell'arresto della ripresa.

sabato 27 luglio 2013

la canzone di Musette

Au printemps
(A primavera)
(Tratto da La mano scorticata e altre novelle)
Guy de Maupassant
Mondadori Editore

Finché siete in tempo, fermatevi!
Sappiamo tutti benissimo che quello sguardo turba, invade, possiede, domina, ma è un canto di sirena, subdola attrazione di civetta. Se ci si lascia corrompere dagli ammiccanti e fasulli respingimenti e da tutto il resto annesso son grandi guai. Guai "sotto contratto".
I più rimangono sordi, non vogliono sentire ragioni, anzi, si indispettiscono se qualcuno glielo fa notare.

mercoledì 10 luglio 2013

Νάρκισσος

Narkissos
2013
Italia
Regia: L. Caligari (Luigi Castellitto)
Soggetto: L. Caligari
Sceneggiatura: L. Caligari

Il narcisismo sfrenato ed imperante, inteso in maniera negativa, è ossessivo come dei fotogrammi o un suono reiterati all'eccesso, martellante per se stessi e per gli altri. 
Nulla contro il culto della squisitezza, quella soggettiva, così viva e personale, ma contro il meccanismo da beceri "showroom dummies", a fine puramente espositivo.
Ci si riflette di continuo, la propria immagine è in un infinito specchio che perde di significato estetico-intimista e acquista sguaiataggine; poi si è costretti ad indossare la famosa maschera, utile ad accontentare il bavoso piacere di tutti.

sabato 6 luglio 2013

Kamera

Attic Queen
1960
Regno Unito
Regia: George Harrison Marks

Da attiva lavorante a regina incontrastata. Basta una piccola soffitta, con la presenza di una riproduzione della Venere di Milo a suggerirci il futuro, qualche simbolico oggetto a corredo e la propria persona. Svetterà un corpo giunonico, da Venus appunto, sovrastato da una mente fervida, adatta a fantasticare verso lidi immensi. I pochi metri quadrati diventeranno regno.

domenica 30 giugno 2013

uno scialle di pizzo di Bruxelles

Im Vorgärtchen
(Nel giardino davanti casa. Uno schizzo)
(Tratto da Danze macabre)
Rainer Maria Rilke
Newton Compton Editori

Fortissima tentazione. In taluni momenti si pensa che val la pena vivere quegli attimi che raramente la vita riserva. Però, vivere momenti di rimorso non è il massimo dell'appagamento... tenendo conto di quanto è breve l'esistenza e quanto essi la riempano. 
Perché la natura ha donato certune bellezze se poi arriva l'inibizione? Anch'esse hanno ciclo breve.
Cosa è giusto e cosa sbagliato? Quei magici sorsi appagano il momento ed il ricordo. Ma il rincrescimento sarà come un granello di polvere improvvisamente visibile: penetrante, difficile da eliminare.

domenica 23 giugno 2013

can such things be?

Beyond the Wall
(Il segnale)
(Tratto da I racconti dell'oltretomba)
Ambrose Bierce
Newton Compton Editori

Una ragazza così dolce da far ardere l'anima con il picchiare leggermente su di un muro, un gentiluomo che si nutre di quella comunicazione così delicata, inequivocabilmente azionata dal calore dei due cuori.
Tutto era partito con la scoperta reciproca e i soliti semplici sguardi, come spesso accade, poi venne la consapevolezza, poi i freni e i paletti d'onore, ma non scomparì l'interesse, che invece crebbe. Non passò molto e si presentò la particolare piega della storia, dove, oltre alla parete protagonista, arrivarono anche altro orgoglio e paranoie, e per finire un immenso rimorso. 
Si ringrazia il signor Bierce per averci narrato una storia d'Amore d'altri tempi, con epilogo, conseguenze e morali forti, ma anche avvenente nel suo candore. 

domenica 16 giugno 2013

un destino perlato

Le pêcheur de perles
1907
Francia
Regia: Ferdinand Zecca

Il sogno di un uomo che scende in profondità materiali e chimeriche, si mette in gioco e sfida i pericoli di questi abissi, però la ricompensa sarà fastosissima, soprattutto perché ne farà partecipe chi ha sempre amato, tornando dove ha sempre vissuto, dove quindi aveva già dei tesori, che saranno gli stessi ma ricoperti di lustrini.
Atmosfera onirica del Pathécolor, o Pathéchrome, che dir si voglia, e fotografia del "nostro" Segundo de Chomón.

sabato 8 giugno 2013

sotto la sua ala

Métamorphoses
1912
Francia
Regia: Segundo de Chomón
Scritto: Segundo de Chomón

Possa la soave magia di Segundo de Chomón e della vecchia Pathè Frères aiutarci a vincere l'immane ripugnanza del fango che cerca di immobilizzarci; che quelle piccole ma portentose fiammelle riescano a sciogliere i veleni e a tramutarli in elementi di sentita gioia sostenitrice.
Il fasto dell'arte, caleidoscopico, riesca ad avvolgerci tra le sue spire, permetta che ci si adagi fra i suoi fumi.

sabato 1 giugno 2013

il canto dell'uomo

La siréne
1904
Francia
Regia: Georges Méliès

Ruoli invertiti: questa volte è una sirena a cedere alle lusinghe di un umano, completamente soggiogata alle sue azioni, ma senza patirne, c'è da dire, anzi, traendone apparentemente piacere.
L'uomo è entità terrena solo a prima vista, vanta infatti poteri magici e massima libertà d'azione, è "mutaforma", non cade quasi mai nei soliti tranelli à la Méliès, domina sul regno vegetale ed animale, arriva ad una condizione di potenza tale da diventar divinità, o forse lo era fin dall'inizio.

domenica 26 maggio 2013

«Why did my eyes have to see this?»

The Bogus Man
1980
Stati Uniti d'America
Regia: Nick Zedd
Scritto: Nick Zedd

Seminale e "inseminata" critica al sistema sovrastrutturale e artistico, in particolare alle caratterizzazioni imperialistico/mediatiche che troveranno, nello stesso decennio di produzione, l'apoteosi del proprio essere con il reaganismo.
Pellicola inseminata perché figlia di tante opere e correnti del passato, nonostante una dichiarata critica di Nick Zedd a certe strutture, seminale perché presa in netta considerazione da successori, compresi "figli" ugualmente politicamente scorretti ma meno repellenti.
Cinema della Trasgressione, di cui Zedd è coniatore e parte nodale, che trova forma e sostanza espressiva in questo corto dai contenuti soltanto relativamente diretti, perché viziati da una realizzazione tecnica realmente sovversiva, capace di sfruttare le limitazioni e tramutarle in essenza.
Il "bogus" è l'anima ipocrita ricoperta di patinatura, l'inganno a cui assistono e si prestano in milioni, compresi sedicenti "indipendenti". 
Difficile capire quanto ci sia di cospiratorio e quanto di taciuto, dietro al potere.

domenica 19 maggio 2013

bloccare

L'insaisissable pickpocket
1908
Francia
Regia: Segundo de Chomón 

Nomato anche Diabolical PickpocketEl escurridizo carterista, placa la nostra cine-sete di invenzioni dall'aria candida, alimenta l'immagine del mondo che fruisce di una produzione Pathé Frères, con esso ci pare di sentire l'acre ma piacevole odore della cinepresa.
Ode all'arresto di fotogramma, una dimensione che si ferma e rinasce come sole al mattino, è immensa la voglia di emulare, vogliamo che tutto ciò sia spada, ed anche scudo, levàti contro i manichini. 

sul bagnato

Soghoth
1986
Argentina
Regia: Diego Curubeto
Scritto: Diego Curubeto

Se molto forte è un credo nell'animo di un individuo, si può arrivare a materializzare i riti ad esso connessi, con una potente proiezione liturgica.
Il cerimoniale sarà unica azione terrena distinguibile.
Gli adepti del culto si ciberanno di ciò che la mente guida ha prodotto, fra echi umidi e monolitici di una realtà promiscua.

sabato 11 maggio 2013

effetto Kulešov

Mechanics of Love
1955
Stati Uniti d'America
Regia: Willard Maas, Ben Moore

Un montaggio di immagini che prese da sole avrebbero minor senso o un significato opportuno ad altro, una tecnica cara alle teorie di Lev Vladimirovič Kulešov rende nota la meccanicità di quella che è l'esigenza primaria di una larga fetta dell'umana specie. Automatismo, gesto costruito: una lampada, un flauto, una scalinata, delle chiavi...
Probabilmente più appagante è l'attesa dell'atto, rappresentata in maniera sognante, mentre il resto figura ordinario come la trafila di oggetti che compare. 
Dopo la "bollitura" finale, l'alta velocità della metro, il forte vento, ecc., in montaggio accelerato, ci si perde in rimasugli e nel ricordo soffuso dell'azione.

sabato 4 maggio 2013

vecchio artigianato

Il mulino delle donne di pietra
1960
Italia
Regia: Giorgio Ferroni
Scritto: Remigio Del Grosso, Giorgio Ferroni, Ugo Liberatore, Giorgio Stegani, Pieter van Weigen

Particolare gotico italico, metà, insieme al "vurdalakiano" La notte dei diavoli, del superbo e unico dittico horror realizzato da Giorgio Ferroni, ritenuto a ragione una pietra miliare del cinema di genere. Ciò che caratterizza l'opera in esame è l'ambientazione nederlandese, con, guarda caso, un mulino protagonista, nelle veci del classico castello o antica magione.
All'inizio fintamente prevedibile nell'intreccio, si snoda in un tema sì arcinoto, ma inaspettato allo spettatore, ipnotizzato dalle arcigne ed ambigue figure e dalle delicatamente colorate fotografia e scenografia, che hanno trasformato una struttura poetica ed in qualche modo rilassante in un antro claustrofobico, opprimente e fuori dal tempo. Fiore all'occhiello di tutta la pellicola è il carillon gigante, poco descrivibile a parole, bisogna beneficiarne visivamente e con l'animo giusto: inquietante, un po' rozzo, efficace, protagonista assoluto del bellissimo finale.
Superata in qualità la storia originale, un omonimo racconto breve di Pieter Van Weigen, il film si avvale soprattutto di abile mano alla camera, con carrellate al limite del virtuosismo ed eleganti nello stesso tempo.
Il cinema che manca ai nostri lidi, nessuna retorica.
Un amore folle, possessivo e viziato dal dolore; uno dolcissimo e probabilmente sincero; uno sanguinoso; uno carnale e laido; uno scherzoso; uno tormentato.
Le presunte vittime di qualcuno d'essi possono sembrare innocenti quanto vogliono, ma il loro esibizionismo è stato punito con la legge del contrappasso per analogia: quanto gli piaceva ostentare estetica ed il loro smisurato io davanti alle platee, ad esempio spartani tavoli di bettole, precursori di vetrine virtuali; quanto stanno bene nella forma di "donne di pietra" in un mulino, in continuo e macchinoso sfoggio per il pubblico. Saranno contente.

lunedì 22 aprile 2013

il cliente è desiderato...

Vogliate gradire l'offerta del giorno...
2013
Italia
Regia: L. Caligari (Luigi Castellitto)
Soggetto: L. Caligari 
Sceneggiatura: L. Caligari

Consumismo sfrenato, anime in corsa in un oscuro tunnel, sudano, si affrettato ad arrivare ad una meta che è sempre lontana, irraggiungibile, l'appagamento è momentaneo, da endorfine. Poi cadono a terra, cadaveri che rimangono sul suolo, diventano putrescenti, saranno calpestati da altre corse, una sull'altra, scalpitando, il punto d'arrivo rimane distante, intanto i corpi si accumulano ed emanano cattivo odore.
Vendere la propria pelle, donare parte di sé come se nulla fosse, il piacere del male, il Moloch della comunità va cibato e non ci si può esimere, è la normalità, tutto il resto, l'altro è spaventosa follia, genera turbamento, è abominio, sregolatezza, piattezza; va possibilmente ucciso e sotterrato.

domenica 14 aprile 2013

we wonder if time has left a message for us

Circadian Rhythms
1976
Nuova Zelanda
Regia: David Blyth
Scritto: David Blyth, Richard von Sturmer

Più che del ritmo circadiano classico, della giornata di 24 ore, ci troviamo a fare un giro introspettivo della vita, dalla nascita in poi. La prima scoperta della sessualità, di quella stigmatizzata, "curata" con infantile leggerezza di piuma, perché i primi tempi sono immaturi e ci si può ancora "salvare". Ma quando lo scontro con la carne si fa più acceso il buio avanza, diventa difficile collocarsi, il circolo circadiano della prassi, macchinosa come non mai, vuole dominare, ci si ritrova ad essere colpevoli e vittime nello stesso tempo, è forte l'esigenza di voler vomitare fuori il proprio istinto. 
Continua l'autoanalisi, si cade nel rifiuto di se stessi ed è inutile chiedere al tempo di portar consiglio, la risposta è netta, è quella di sempre, e si arriva anche a convincersi di essere aberranti.
Poi tocca all'atto della presa di coscienza, c'è un piccolo rilassamento, ma è solo una parentesi: si fa il bilancio di tutto il proprio trascorso, e il senso di colpa — ma quel colpa? — fa apparire tutto come un gioco perverso, in cui è compreso anche un impaurito sguardo al futuro. 
Le morale pone il veto finale, l'estasi anestetizzante termina e si imbocca un oscuro tunnel...

martedì 9 aprile 2013

perisca il giorno in cui nacqui

胎児が密猟する時 (Taiji ga mitsuryô suru toki)
(Embrione)

1966
Giappone
Regia: Kôji Wakamatsu
Scritto: Yoshiaki Ôtani (Masao Adachi)


Il direttore di un centro commerciale porta nel suo spoglissimo appartamento-loculo una commessa sua sottoposta, per passare del tempo notturno assieme. Ella è null'altro che un pezzo di carne capace di fare qualche calcolo ed intendersi di merce; è immonda, può credersi razionale perché rientra in determinati ranghi organizzati, è dipendente dal giudizio dell'entourage sociale che le gira intorno, è un sacco di merda che non sa distinguere genitori da fratelli, la carne, l'amore, il piscio, lo sterco, l'umanità
Lei, come le altre, si immagina libera e si trasforma in bestia, perché procrea individui come lui, che starebbero meglio residenti perennemente nell'agio del grembo. Madri colpevoli, che hanno preferito figliare e lasciare il mondo, che non hanno ceduto all'ennesimo accesso edipico, mogli colpevoli perché volevano figli in maniera disumana, non dal proprio uomo. Donne che hanno sempre cercato e ricevuto violenza: Maria Antonietta, sangue che diventa sangue.
La commessa, per l'uomo, non si rivela donna dei sogni ma corpo da tre soldi, che fa puerili moine. È utile per vendicarsi sulla razza procreatrice, da rieducare ad una condizione di pura unione di corpo e di spirito.
Lei, nelle pause dell'espiazione, avrà anche modo di dover cancellare dalla sua testa, in maniera drastica, l'idea che la strada percorsa con lui sia favorevole, più del suo grigio giornaliero.
La soluzione potrebbe essere la riunificazione in lei, con essenza di donna, di madre ed ex moglie del tizio, incorporate. Lui in stato embrionale, spento. Soluzione possibile anche per lei.

giovedì 28 marzo 2013

metallo

Approfondimento di un pezzo qui già apparso agli albori del blog, proposto dall'ospitale e puntuale sito Il futuro è tornato, nel consolidato filone sulla sci-fi "rossa" curato da noi di occhio.
Si abbandona l'Europa e si vola fino in Estremo Oriente, atterrando a Pyongyang per dare uno sguardo, attento anche alle circostanze di realizzazione, a quella che è probabilmente la pellicola più famosa prodotta dall'industria cinematografica della Repubblica Democratica Popolare di Corea: Pulgasari.

domenica 24 marzo 2013

Über-Ich

Meshes of the Afternoon
1943
Stati Uniti d'America
Regia: Maya Deren, Alexander Hammid
Scritto: Maya Deren

Ci sarebbe tanta volontà di controllare il proprio destino, prossimo e lontano, ma non ci si può sottrarre al fato e ai suoi invisibili fili guida. Si osserva da dietro un vetro, c'è difficoltà ad aprire porte, osticità di comunicazione e nel ritrovare semplicemente se stessi, scavando nel proprio io o specchiandosi nel prossimo.
Lezione surrealista questo cortometraggio di Deren e consorte, blocco unico di sonno e veglia, struttura tipica dell'onirico, oggetti fulcro.
Conservato, a ragione, nella "teca" del National Film Preservation Board, leggermente "nipponizzato" dalla musica di Teiji Ito e girato con un'immortale Bolex 16mm.

domenica 10 marzo 2013

things you never saw before or ever dreamed of

The Black Cat
1934
Stati Uniti d'America
Regia: Edgar G. Ulmer
Soggetto: Edgar Allan Poe, Edgar G. Ulmer, Peter Ruric, Tom Kilpatrick
Sceneggiatura: Peter Ruric

Crudele come pochi, omaggio, come molti, all'espressionismo cinematografico più puro. 
C'è una magione, quasi unico set del film, centralità di tutto, che è un'opera d'arte sia in senso diegetico che extradiegetico: l'adornano diagonali e spigoli, tortuose scalinate e porte scorrevoli, tanti oggetti in odore di Art Déco, luci ed ombre, la "collezione"... Più che un ossequio alla corrente espressionista, di cui Ulmer fu parte per via di alcune collaborazioni, è un'exclave d'essa turbinata negli anni Trenta. Anche per via delle presenze, o della Presenza, troneggia infatti un Karloff dagli abiti e dai tratti somatici, capigliatura soprattutto, che sono un tutt'uno con il resto dell'ambiente, quello che lo contorna è una giusta continuazione, perché lui è quel luogo, quel posto è la sua mente, con anfratti e follie, le linee sono le sue sinapsi. 
Impersona Hjalmar Poelzig, architetto che ha costruito la sua reggia su un sanguinoso luogo di guerra ungherese, e dove ospiterà una coppia di sposi in luna di miele, in verità capitata lì per un fortuito incidente, e lo psichiatra Dr. Vitus Werdegast («Verdegast?», chiedeva qualcuno con espressione interrogativa, nel 1977), un ugualmente torreggiante Bela Lugosi, tornato lì per vendicarsi di torti subiti.
L'accompagnamento uditivo include Schumann, Liszt, Tchaikovsky, Beethoven, Schubert, Bach,  ma non è la cosa in sé ad essere eclatante, seppur di qualità, l'originalità è nel fatto che presenzia non solo nei titoli, cosa inusuale per i tempi. E quegli appaganti suoni si mischiano ai fantastici accenti di Lugosi e Karloff, simboli dell'orrore cinematografico.
Momenti ironici si inseriscono con fare grottesco in una trama cinica, in un'atmosfera alienante, dove solo qualche melodramma riconduce nel porto dell'umanità.
Il famoso finale non ha bisogno di mostrare molto per gridare efferatezza. 
Il riferimento al felino di Poe è solo un richiamo commerciale.

domenica 3 marzo 2013

la sua mano veniva dall'ombra come un enorme ragno

La frusta e il corpo
1963
Italia, Francia
Regia: John M. Old (Mario Bava)
Scritto: Julian Berry (Ernesto Gastaldi), Robert Hugo (Ugo Guerra), Martin Hardy (Luciano Martino)

Vinciamo ancora una volta la reverenza verso il maestro e parliamo di una sua gemma, tale anche se non facente parte delle cerchie più celebri o meno note, perché un ripasso delizia e permette di essere abbracciati da un calore artistico di difficile reperibilità.
Cliché gotici che più tali non si può, storia di fantasmi, storia di fantasmi della mente, Ottocento e parlate forbite, vecchia Europa, castelli, corridoi, arredi pomposi, lume di candela. E ancora: vestaglie svolazzanti, servitù claudicante, color porpora, cripte, bare. Tutto sotto l'edificante ala di Bava, o by John M. Old, firma del caso in esame, e il solo dirlo potrebbe concludere il discorso.
Il duo formato da Bava stesso e dal fido Ubaldo Terzano celebra la lezione visiva che noi scriventi, avvezzi a mestiere simile, cerchiamo di reinterpretare quasi quotidianamente. Non si lesina con il famigerato zoom, per alcuni solo accessorio, per il Mario di Sanremo un mezzo a fine emotivo e spesso di soggettiva. Le luci sono quelle multicolori a cui ogni attento fan è abituato, molte volte volutamente irreali, quasi infernali, dosate in maniera epocale, tanto quanto la disposizione di visi ed oggetti nell'inquadratura. Altra lezione sono le carrellate, dosate con la delicatezza del clima antico di sfondo, dove, oltre ai bagliori bluastri che da usci entrano in interni, v'è posto anche per la crudezza: il dettaglio gore, la laida grata, il fango... sono sempre dietro l'angolo.
E se qualche particolare può sembrare buffo non c'è da preoccuparsi, viene messo da parte in favore di altri beni, quali, ad esempio, gli oscuri suoni o un cast d'eccellenza: il maestoso Christopher Lee, Daliah Lavi, che qui veste egregiamente i "darkissimi" panni di sostituta di Barbara Steele, Tony Kendall (Luciano Stella), i fedeli comprimari Harriet Medin e Luciano Pigozzi, il Peter Lorre di casa nostra. 
La musica di Carlo Rustichelli sembra diegetica anche quando non lo è, come suonata da un pianoforte onnipresente.
La frusta e il corpo ebbe il coraggio di proporre un tema con un sottotesto sadomasochista nel lontano 1963, nient'affatto velato, tra l'altro. La frusta del titolo è proprio il famoso strumento, che si abbatte sul deliziato corpo della Lavi, con sommo (troppo?) piacere di "vittima" e "carnefice".

domenica 24 febbraio 2013

некрореализм

Санитары-оборотни (Sanitary-Oborotni)
1984
Unione Sovietica
Regia: Yevgeny Yufit


Uno scampolo della corrente artistica, di finale era sovietica, del necrorealismo, con un lavoro di Yufit, anomalo autore avvezzo ad un cinema demolitore di convenzioni, con opere quali cortometraggi dall'apparenza antica o improvvisati, o lo splendido Papa, umer ded moroz, del 1992, pellicola con richiami a Sem'ja vurdalaka di Aleksej Konstantinovič Tolstoj, ma infinitamente più "larga".
C'è un marinaio viaggiante, che, in due passi, entra in un contesto tanto reale quanto assurdo, in cui i ruoli sociali sono definiti ma deviati, una realtà speciale. Gli infermieri lupi mannari, anche loro in e fuori schema, ne provocano la morte violenta; un modo per sognare gioiosamente, forse una prassi.

domenica 17 febbraio 2013

riflessi di mani e visi

El espejo de la bruja
1962
Messico
Regia: Chano Urueta
Soggetto: Alfredo Ruanova, Carlos Enrique Taboada
Sceneggiatura: Alfredo Ruanova

Pregevolissimo horror messicano, uno dei migliori provenienti dal Paese nordamericano.
Facendo leva sul periodo di produzione favorevole, essenzialmente il decennio Sessanta, è venuto fuori un gotico classico, di chiaroscuri e rituale bianco e nero, che pesca in due filoni notissimi agli appassionati di genere: quello del "mad doctor", con tanto di assistente, che uccide per ridare vita, funzionalità o bellezza ad un paziente e la stregoneria, con presenze dall'aldilà, a scopo vendicativo.
La prima cosa che balza all'occhio dello spettatore attento è l'amalgama di attori con tratti somatici ispanici in contesti dove invece si era abituati a vedere gli anglosassoni far da padrone. Seppur evidente la volontà di emulazione, è forte la caratterizzazione, le bellezze con efelidi dei classici inglesi sono sostituite da altrettanto affascinanti presenze, neanche stereotipate. Non siamo, però, nei voluttuosi estremi di un Jess Franco, ma più dalle parti di un Riccardo Freda o un Mario Bava. Ispiratori sono i seminali Orlacs Hände, di Robert Wiene, tratto dal romanzo di Maurice Renard Les Mains d'Orlac e Les yeux sans visage di Fraju, opera franco-italica già analizzata. Oppure, a proposito del già citato Franco, c'è uno dei suoi lavori più pregevoli, Gritos en la noche, del 1961, anch'esso simile. Poi è stato un ripetersi del tema, in tempi recenti e in tante nazioni, persino di nuovo in Messico con La horripilante bestia humana, del mostro sacro René Cardona, padre.
Candelabri, fumo, corridoi e pianoforti ed ovviamente specchi non stancano se accompagnati da scelte di movimento di camera così intense e una fotografia di tale fattura, curatissima dal punto di vista della composizione e della profondità, nonché sui generis; qualità anche per suoni e musiche, non innovativi ma buoni. Inizio prelibatissimo, compresi i titoli.
Chano Urueta ha avuto una carriera grandemente prolifica: oltre al "battesimo" per molti cineasti messicani, cioè i film con i personaggi della "lucha libre", è stato rapito altre volte dai tentacoli del genere orrore, purtroppo con risultati inferiori a El espejo de la bruja.

domenica 10 febbraio 2013

The Masque of the Red Death

Masca crvene smrti
1969
Jugoslavia
Regia: Branko Ranitovic, Pavao Stalter
Soggetto: Edgar Allan Poe
Sceneggiatura: Zdenko Gasparivic (Zdenko Gasparovic), Branko Ranitovic


Le stanze della vita potranno anche variare di colore, con fine di distrazione, ma l'orologio dell'ultima sala sarà sempre presente a scandire il tempo e far memoria con il battere del suo pendolo, e in quei momenti sarà gelo.
Nell'arco vitale ci saranno scudi levati, sotto forma di frivolezza, sotto forma di altro, mentre nei dintorni calerà il buio e sarà un gracchiare di corvi.
L'illusione, però, non durerà per molto, non ci sarà sfarzo d'esistenza che potrà fermare l'audace cammino della Maschera.

sabato 2 febbraio 2013

un jeune homme très séduisant

Arsène Guillot
(Arsenia Guillot)
(Tratto da Racconti e novelle)
Prosper Mérimée
Sansoni Editore

La signora di Pinnes, inizialmente e nel mezzo della vicenda, non può che attrarre l'antipatia del lettore. Fervente da irritare — o forse da stimare infinitamente? — convinta oltremisura, con'idea monastica del peccato e della redenzione, un pulpito in carne ed ossa. Ma l'avventore verrà poi sicuramente rapito dal taciutissimo sentimento ricambiato per l'ex scapestrato Max di Salligny: prima sospettato, evidenziato solo nella conclusione, che farà perdonare e darà un senso, magari annullando ciò che sembrava fede e invece, chissà, era un muoversi interessato, a diverse azioni della signora.
Arsenia Guillot produrrà compassione, si mostrerà addirittura ridicola nella sua cieca esagerazione, anche se la sua ostinata semplicità di direzione non mancherà di toccar corde. Quando l'amore può non produrre stima in chi osserva, ma tanta pena.

domenica 27 gennaio 2013

cappello teso

Inflation
1928
Germania
Regia: Hans Richter
Scritto: Hans Richter

Zeri che crescono, possibilità che diminuisce, com'è noto, e quei cerchi ovali sono cappi che strangolano la popolazione, quella che vede le immagini dei beni sempre più oniricamente.
Suoni incomprensibili in sottofondo, così come vogliono essere certi meccanismi per un tal ceto, sguardi sommessi a cospetto di putridume che fa del tintinnare un ritmo vitale, quel rumore che deve aumentare sempre più per la sopravvivenza della massa, costretta a ritrovarsi con immondizia cartacea di poco valore, a vedere il moltiplicarsi di immagini sfocate, lontane.
E macerie.

domenica 13 gennaio 2013

a love story

VHS mon amour
2013
Russia
Regia: Bakshaev (Alexander Bakshaev)
Scritto: Robert Monell

Entriamo nel puro Amore, allontanandoci da stereotipi, penetriamo in un vero e proprio atto di profondo sentimento, tale per chi l'ha creato, tale per il protagonista, un'ombrosa persona schiva e dedita totalmente al suo personale pianeta, tassellato da bootleg di vecchie VHS, segno di inattaccabilità dei propri connotati da fattori esterni, nonostante il passare del tempo.
In un malinconico scenario "tarkovskijano" vige una placida distruzione: ruderi, alberi caduti, acqua che ha perso limpidezza, stralci d'arte che vengono sacrificati al fuoco, quest'ultimo anche elemento distruttivo di se stesso. Egli, passando in questi luoghi, vive di allegorici fotogrammi estratti dalle sue cassette, percepito da altri non lo è quasi, coloro con cui viene a contatto sono sordi al suo animo; in un caso, però, qualcuno riconoscerà la sua scia emotiva e lui regalerà un segno.
Difficile non lasciarsi prendere dall'armonia di questo racconto, che trasforma in poesia anche una prosa e delle videocassette di b-movie italici, che si fonda sul montaggio e l'indovinato sincronismo sonoro, nonché su una fotografia nitida e cristallina, che sfrutta appieno i colori della natura e la luce diegetica, sempre vicina al citato Andrej di Stalker.
Dalla sua anche tre delicate — e taglienti, in ugual modo —  presenze fisiche, piacevoli ventate di passione.
Poi "ci sono" Mario Bava, Lucio Fulci, Jean-Luc Godard, Joe D'Amato...
E immensa sorpresa quando ho scoperto che tutto questo era dedicato alla mia persona; quando un certo animo artistico, una passione che non è fine a se stessa ma mondo, lega senza trovar confine, contrariamente a smancerie e frivolezze da presunte vicinanze.
Grazie, Alex, a buon rendere!

domenica 6 gennaio 2013

pentimento

The Voice of Conscience
1912
Stati Uniti d'America

Bestia nerissima può essere la gelosia, mostruosa quando comprende un'esasperata sete di possesso dell'individuo fulcro, arrivando anche ad annullarne i connotati per farlo totalmente proprio. In questi casi diventa impossibile la comunione del soggetto ambito, seppur minima, chiodi che trafiggono il cranio sono le azioni che egli volge al prossimo, indescrivibile dolore se egli preferisce altri.
Gelosia, spesso mascherata da sentimento, guida tremende azioni che son mannaie e non carezze al cuore. Quando codeste arrivano e fanno un danno consistente urge rimedio, pugno duro per questa malattia distruttiva, tale da far venir fuori la voce della coscienza.