2009
Italia
Regia: Sebastiano Montresor
Soggetto: Sebastiano Montresor
Sceneggiatura: Sebastiano Montresor, Alice Seghetti
Vigasio, perfetta location per le espressioni del cosiddetto"cinema agricolo": una situazione, un modo di vivere, più che un qualcosa catalogabile sotto una forma d'arte.
La trama parla di un contagio, ma di quelli profondi ed intimisti, alimentati dal nostro stesso inconscio represso. Quale miglior modo per rappresentarlo che un uovo? Come nei polli, vive in noi, con il contributo della nostra stessa persona; la "Macchina Morbida" viene chiamato il virus che trova terreno fertile nelle sinapsi dei contagiati, già naturalmente predisposte. Diversi personaggi vengono infettati, o per meglio dire entrano nella loro stessa spirale, e l'unico modo per liberarsi è un surrogato, non altro che la propria forza di volontà. C'è l'Agente Danger, che subirà la carnalità della Donna-Dixan, spettro di desiderio; il Dr. Muñoz (nome sicuramente ispirato da Aria fredda di Lovecraft), che seppur conscio del virus, finirà comunque nel vortice, con l'exploit dei suoi vizi voyeuristici e di gioco. A risolvere la situazione, cercando di combattere le varie forme del male, la Mummia e la "burattinaia" Signora Lena, ci sarà l'Agente Eva, ma l'epilogo si risolverà in modo alternativo...
Massima libertà di comunicazione in questa pellicola, che paradossalmente può tradursi in qualcosa di più ostico rispetto ai canoni. Il punto è proprio questo: cosa è più libero? Le pretese mainstream televisivo-cinematografiche, quelle che vogliono soltanto imporre un modello che è in realtà maschera sociale, o il progetto agricolo dove tutto viene vissuto con grande naturalezza e sperimentazione, dove non esistono nascosti travisamenti per far bella figura con il prossimo, ma maschere volutamente tali e chiare? In tempo di show urlati, remake con la sola caratteristica di caotici effetti, o mitologie e scienza proposta soltanto "baracconisticamente" troviamo in contrapposizione qualcosa di sussurrato musicalmente, quasi un alito di vento, con "verbalità" tramite intertitoli, utili a rendere le parole ancor più dello spettatore, che diventa lettore, entrando ancora più all'interno della summa agricola. Notevole determinazione anche nella scelta dei cromatismi, un verdino che unito al buio dello sfondo rende l'ambiente un limbo quasi immateriale, surreale. Complimenti quindi anche al direttore della fotografia Daniele Trani.
Per l'ispirazione gli autori citano Burroughs, lo psichedelico Begotten (made in USA ;) ) ed una vasta amalgama, a noi è venuto in mente vario Lynch, il giapponese Uzumaki di Higuchinsky e via di questo passo...
A tratti vagamente "debordiano", quasi intenzionato a distruggere l'elemento cinema come conosciuto, in favore di una manifestazione di emancipazione che rende tutti partecipi della stessa situazione.
Film, extra ed altro presenti sul sito ufficiale: http://www.vigasiosexploitation.com/
Un grazie alla "Mummia" ( http://totemica.blogspot.com/) per averlo presentato ed avermi permesso di scoprirlo.