OCCHIO: degustazione, esegesi...   ESPRESSIONI: visioni, letture, arte...

domenica 24 giugno 2012

sprazzo di Terayama no. 6

審判 (Shimpan)
1975
Giappone
Regia: Shûji Terayama

Piantare un chiodo è una'autorevole metafora di libertinaggio. Questo avrà pensato Shûji quando ha immaginato questo Der Prozess (in Germania Ovest), titolo che forse rimanda ad un processo alla libidine umana.
Libertà di costumi che esplode nelle molteplici scene di sesso, anche molto prolungate e agitate: donne leggermente ammantate di rosso ardore, con l'amante, nei pressi, che martella per il piacere di lei, gruppi di affascinanti dark lady in un'orgia "ferrosa", scene ordinarie ma cariche di desiderio, singole bellezze impegnate in fellatio con grossi chiodi, distrazione lasciva nella mente di un sacerdote shintoista impegnato nella lettura di sacre scritture.
Ma gli intermezzi dai toni fucsia, colore adattissimo alla lussuria, ci dimostrano che certe idee possono anche essere un fardello da portare: qualcuno tenta di liberarsene ma ne è perseguitato, altri ne sono colpiti a morte, altri sono impazziti e si sono sentiti ingabbiati, i conservatori vogliono faticare fino allo stremo per eliminarle.
Camera e spalla e non, scene infinitamente allungate, solita musica ossessiva, in questo caso dolce e sensuale, e trucco, tanto affascinantissimo trucco teatrale.
Il chiodo è anche una "fissa" mentale... Il titolo internazionale è Trial, la prova; chi tenterà di resistere?

mercoledì 20 giugno 2012

sprazzo di Terayama no. 5

二頭女 (Nito-onna: Kage no Eiga)
1977
Giappone
Regia: Shûji Terayama 

In italiano: La donna con due teste.
La seconda testa è l'ombra del passato composto da ricordi diversificati, partendo da un'infanzia serena, fatta di giochi e spensieratezza, con la volontà di trascorrere quei momenti nella maniera più lenta possibile, perché una percezione fin troppo acuta delle paure che subentreranno è già presente.
Poi si cresce, si trova un compagno, ma questi si annoierà presto, andrà via e lascerà soltanto brandelli di se stesso. Per lui sarà come buttare qualcosa di vecchio, per lei i ricordi saranno sempre presenti e ossessivi: reminiscenze di quando facevano l'amore, lui ne era appagato, lei poi ne aveva rimorso o sentiva già echi di distacco, il lavoro di lui, i momenti di quiete.
Cancellare la macchia sarà dura, bisognerà distrarsi, tantissima la forza di volontà richiesta.
Fotografia seppia che, oltre ad avere prevedibile successo qui da noi, si sposa benissimo con la volontà di rappresentare la memoria, così come la musica ripetitiva è utile a simulare il tempo che passa e lascia i suoi segni.
Finale con lunga carrellata all'indietro, che mostra metacinematograficamente il set: la vita è un breve film, una rappresentazione teatrale, spesso guardiamo la nostra stessa dall'esterno.

lunedì 18 giugno 2012

bacio di sangue

Salome
1973
Regno Unito
Regia: Clive Barker
Scritto: Clive Barker, Oscar Wilde


Un ambiente livido, dove le cerulee presenze si muovono come anime in pena, quasi a presagire ciò che capiterà con l'evolversi delle loro cagioni. Surrealismo dove le figure sono appena percepibili, chiaroscuro ed effetti stranianti sono la base di tutto, ma la resa dell'episodio del Vangelo (ricordando anche che un dramma omonimo di Wilde è servito d'ispirazione) è ottima, niente blasfemia gratuita.
Salome osserva ciò che le sta intorno e noi con desiderio, un demone la guarda da un muro, è la rappresentazione della sua perfida lascivia.
Giovanni Battista, prigioniero, è il ritratto del candore, ciò basta a fare le veci della personalità demonizzante originale; lei lo brama.
Balla Salome, balla per Erode Antipa, fra quadri mai troppo larghi, dispiega le ali come una farfalla, lui ne è appagato, gusta. Fra mezzi busti, mezze figure, primi e primissimi piani libidinosi, lei, com'è noto, vuole qualcosa in cambio, la testa di quel detenuto, almeno in questo modo sarà amato.
Così fu, ma l'orrore è troppo forte, ed anche una personalità come quella di Erode se ne duole, ordina quindi che la serpe sia schiacciata, il desiderio represso, sotto lo sguardo ormai spiritico di Giovanni.

venerdì 15 giugno 2012

l'arte è l'arma nella lotta

Il sempre più consolidato blog Il futuro è tornato ospita nuovamente un mio articolo, in questa occasione si va alla volta della Repubblica Democratica Tedesca, con la fantascienza della casa di produzione statale DEFA, già trattata anche in questi lidi.
Tre pellicole da riscoprire, tre chicche di una sci-fi a base fortemente ideologica, a cavallo fra i Sessanta e i Settanta, che volge riguardo particolare a chi cerca "elucubrazioni spaziali".

lunedì 11 giugno 2012

sprazzo di Terayama no. 4

迷宫谭 (Meikyû-tan)
1975
Giappone
Regia: Shûji Terayama
Scritto: Shûji Terayama

In questo ennesimo parto di Terayama tutto il potere volge verso una porta che permette di raggiungere la mente, essa rappresenta quel passaggio fra il materiale e le fantasie, accesso noto ma non utilizzato da tutti.
C'è l'operaio che, grazie ad esso, può far vivere le proprie fantasticherie sessuali, ed il lavoratore che può sbizzarrirsi in una dimensione artistica lontana dal suo mondo "manuale", un posto che vede soltanto lui. Per qualcuno l'ingresso è più ostico, come nel caso della borghesia, che può crederlo soltanto un gioco o può esserne indifferente. C'è anche chi, abituato ad una vita sempre in bilico, è talmente sensibilizzato da esserne spaventato, o qualcheduno che, dopo averne usufruito, lo usa per sbarrare parti di vissuto personale.
Ma i più sfortunati sono quelli che non riescono ad aprire il varco, destinati ad avere le personali suggestioni vicine, ma senza potervi accedere.
Il maestro e il direttore della fotografia Fumikazu Fukumoto sono in grandissima maniera efficaci nel trasmettere le emozioni tecnicamente. La rappresentazione è cromaticamente incentrata su un blu/verde profondamente onirico, ma è con l'uso del diaframma che si dà il massimo: come da accademia, si riesce ad isolare il punto da risaltare con una grande apertura dell'otturatore, rendendo il quadro quasi accecante, e ad usare l'estrema luminosità per permettere allo spettatore l'entrata nella magia.

mercoledì 6 giugno 2012

l'equino sconosciuto

Con lo spirito Chollima
55 di calcio della Repubblica Democratica Popolare di Corea
Marco Bagozzi
stampato in proprio

Qui su occhio abbiamo una concezione idilliaca dello sport, del calcio in primis, una visione utopistica dove non esistono ingaggi stratosferici, falsità, abbietti movimenti sotterranei, indecenti sponsorizzazioni, individualismo sfrenato, ignoranza, maleducazione, spocchia e grottesco gossip; tutti morbi del cosiddetto "professionismo" e non solo.
Utopia perché la situazione sarebbe risolvibile solo con una rivoluzione che dovrebbe spazzar via il 95% di quello che esiste attualmente, per rimpiazzarlo con una Struttura Sportiva, dalla testa alle fondamenta, con la S maiuscola. Vista la obiettiva difficoltà della cosa, difficilmente riapparirà l'argomento sport in generale su queste pagine, ma stavolta vogliamo segnalare un'opera di gran interessante e vicina alle parole scritte finora.
Come si evince da titolo si parla proprio del mondo della sfera di cuoio nella Corea del Nord, di un qualcosa di cui molti non sospettano neanche l'esistenza.
Marco Bagozzi ha svolto un lavoro approfonditissimo, diversificato nella proposta e riportante nozioni e situazioni che neanche il più altisonante dei sedicenti esperti nostrani conoscono.
Dopo le introduzioni si parla della nascita delle attività nella nazione, anche prima della divisione delle due Coree. In seguito veniamo sommersi dalla marea di statistiche, scoprendo una moltitudine di campionati affascinanti e in alcuni casi anticipatori di quelli occidentali: quanti conoscono i non più esistenti GANEFO, le Spartakiadi, la Coppa delle Nazioni Asiatiche Comuniste? Per non parlare dei giochi olimpici orientali o delle competizioni che riportavano o riportano ancora oggi i nomi dei regnanti nei paesi del Medio Oriente o del Sud-Est asiatico. Forte risalto anche per i tornei "under" e quelli femminili, spettacolari quanto quelli maggiori. Ovviamente, in tutto questo, viene riportato che le nazionali della Corea Popolare hanno spesso fatto la parte del leone, con vittorie schiaccianti e sfoggio di misconosciuti campioni e campionesse.
Maggior risalto, come normale, ai "grandi": cammino della nazionale nordcoreana, con fermata obbligata sui Mondiali del 1966, con la strabiliante vittoria sull'Italia, e su quelli del 2010, spiegazione delle regole e della composizione dei campionati di club dello Stato e permanenze dei cittadini coreani in società al di fuori dei confini nazionali.
Le ultime pagine sono occupate da fotografie vecchie e nuove, molte inedite ai nostri occhi.
Curiose anche le smentite sulle varie leggende metropolitane, tipo quella del Pak Doo-Ik (goleador contro l'Italia) dentista o dei sedicenti tifosi fasulli, ritenuti cinesi, presenti al seguito della rappresentativa nel 2006. Non da meno la conclusione che l'attività sportiva è stata forse l'unico vero punto di riavvicinamento fra gli Stati del Nord e del Sud.
Ma cos'ha di particolare questo volume, rispetto ad un qualsiasi almanacco? Per comprenderlo bisogna essere di mentalità davvero flessibile, profonda e, concedetecelo, preparata. Chi si vorrà impegnare a giudicare con cognizione di causa riuscirà a cogliere l'animo di pura energia sportiva di questi atleti. Onorevoli sono le virtù sfoggiate in mezzo secolo: spirito di abnegazione, approccio al gioco tutto sudore, spirito di squadra, di partecipazione, sportività, coesione, tutte cose generalmente assenti in un contesto come quello del calcio occidentale. I professorini con il poster di Ibrahimovic in camera e Hollywood nel cuore, quelli che sul Paese in esame credono di conoscere tutto (lo chiamano comunista o socialista, ciò rende l'idea...) stiano alla larga, in questa sede SAPPIAMO BENISSIMO com'è strutturato quel luogo, ma abbiamo anche saputo coglierne le sfumature.
Ci complimentiamo con Marco Bagozzi per l'intelligenza e la curiosità dimostrate!

Chollima, il leggendario cavallo alato, poteva coprire un migliaio di ri in un sol balzo, superando altissime montagne e vaste distese, attraverso nebbia e nuvole. Questa è l’origine del ‘movimento Chollima’, un movimento collettivo ed innovatore dei lavoratori, che simbolizza la velocità vertiginosa della costruzione dello spirito rivoluzionario della Corea
tratto da Baik Bong, Kim Il Sung. Biografia. Volume II 

lunedì 4 giugno 2012

derattizzazione

The Contraption
1977
Regno Unito
Regia: James Dearden
Scritto: James Dearden

Capiamo che sta succedendo qualcosa di torvo grazie alla magistrale tecnica che gioca con le inquadrature su di un lavoro di bricolage. I dettagli sono esasperati, le azioni rallentate, ogni movimento è seguito e realizzato con certosina maestria; le luci sono tenui, abbonda il chiaroscuro; i suoni sono cupi e rimbombanti, in più c'è un contrappunto sonoro, fuori dalla tematica, esso è la nostra lanterna guida per capire con che tipo di tema abbiamo a che fare.
Se non fosse per l'aspetto formale sapremmo anche apprezzare il lavoro, nelle sue finezze, nel misconosciuto fascino degli oggetti, della materia.
Ma un matrimonio ha "creato" un topo, un "bloody mouse" che va eliminato.
Protagonista Richard O'Brien, il celebre Riff Raff di The Rocky Horror Picture Show.

venerdì 1 giugno 2012

sprazzo di Terayama no. 3

槛囚 (Ori)
1964
Giappone
Regia: Shûji Terayama
Scritto: Shûji Terayama


È chiaro che il tempo è la base del nostro essere.
Siamo nudi ed inermi al suo cospetto, lo scrutiamo, lo analizziamo, ma ne siamo sempre schiavi. In un certo senso lo veneriamo, esso ci permette di apprezzare l'infanzia perché tale, ci fa beneficiare delle evoluzioni del corpo, si può dire che lo culliamo, ma tante rimangono le domande senza risposta legato al suo enorme mistero.
È croce e delizia.
Esordio registico di Terayama. Dieci minuti di intensa atmosfera surreale, dalla martellante musica che avanza come lancette d'orologio, dal cromatismo verde e dalle inquadrature, oltre che variegate, con uso della maggior parte di piani e campi, anche caratterizzate da... tempi molto lunghi, che ci permettono di  assorbire l'essenza pura e diretta del tema trattato.
Prigionieri della lunghezza delle scene, prigionieri del tempo