OCCHIO: degustazione, esegesi...   ESPRESSIONI: visioni, letture, arte...

venerdì 1 giugno 2012

sprazzo di Terayama no. 3

槛囚 (Ori)
1964
Giappone
Regia: Shûji Terayama
Scritto: Shûji Terayama


È chiaro che il tempo è la base del nostro essere.
Siamo nudi ed inermi al suo cospetto, lo scrutiamo, lo analizziamo, ma ne siamo sempre schiavi. In un certo senso lo veneriamo, esso ci permette di apprezzare l'infanzia perché tale, ci fa beneficiare delle evoluzioni del corpo, si può dire che lo culliamo, ma tante rimangono le domande senza risposta legato al suo enorme mistero.
È croce e delizia.
Esordio registico di Terayama. Dieci minuti di intensa atmosfera surreale, dalla martellante musica che avanza come lancette d'orologio, dal cromatismo verde e dalle inquadrature, oltre che variegate, con uso della maggior parte di piani e campi, anche caratterizzate da... tempi molto lunghi, che ci permettono di  assorbire l'essenza pura e diretta del tema trattato.
Prigionieri della lunghezza delle scene, prigionieri del tempo

7 commenti:

  1. Melinda ha ragione, è un opera molto onirica e inquietante.
    Nel senso buono del termine.

    RispondiElimina
  2. @Melinda: poi è entrata la signora?

    @Nick: Terayama era un grandissimo!

    RispondiElimina
  3. il verde mi conquista sempre, riesce ad annullare il grigio dentro/fuori di me... il tempo è un tiranno che talvolta ci salva e molto più spesso ci soffoca di impotenza..
    mi segno il titolo, dire che mi sembra interesante è poco!
    grazie di essere passato da me;)

    RispondiElimina
  4. @Silvia: ;)

    @Serena: notevole questo "esorcismo" che citi, finalmente qualcuno che comprende questo potere...
    Grazie a te, ripasso volentieri!

    RispondiElimina
  5. Oh, capisco il tuo corto, Evo!
    Mai il verde mi è sembrato meno legato alla speranza..dal tempo non si può scappare, e comunque fa parte di noi..

    RispondiElimina
  6. @wtcoew: vero, per la prima volta un verde completamente pessimista!

    RispondiElimina