OCCHIO: degustazione, esegesi...   ESPRESSIONI: visioni, letture, arte...

martedì 29 maggio 2012

sangue tossico

Ashes of Doom
1970
Canada
Regia: Don Arioli, Grant Munro
Scritto: Don Arioli

Come Mario Bava e Roger Corman possono incontrare le istituzioni!
Classicissima situazione gotica con vampiro e damigella, ma al servizio del Department of National Health and Welfare canadese, precisamente per una campagna contro i pericoli del fumo di sigaretta.
Scenario e fotografia che non sfigurerebbero in un horror dello stesso periodo o maggiormente del decennio precedente all'anno di produzione.
Simpaticamente ingenuo ma tecnicamente grandioso, dai titoli fino al serratissimo montaggio.

sabato 26 maggio 2012

sprazzo di Terayama no. 2

ローラ (Rolla)
1974
Giappone
Regia: Shûji Terayama

Critica ed elogio dello spettatore del cinema sperimentale, è lui al centro dell'attenzione, è sviscerato, giustiziato, chiamato in causa. Deve arrossire, buttar un colpo di tosse sviante, imbarazzarsi.
A renderlo così partecipe è il fantasma dell'avanguardia, con il suo corpo sensuale e il viso bianco che si evidenzia su uno sfondo nerissimo.
Chi assapora è il burattinaio, l'opera è figlia di chi guarda, è lui stesso spettacolo.
È lui a mettersi in gioco, è lui che deve decidere se accettare plausibili etichette, se fare "fare seppuku", se aprire la mente, se denudarsi completamente per l'arte, se donarsi ad essa nel modo più assoluto.

giovedì 24 maggio 2012

dietro il telo blu

ビジターQ (Bijitâ Q)
2001
Giappone
Regia: Takashi Miike
Scritto: Itaru Era

Una famiglia giapponese, non è importante il nome, di un macrocosmo sovrappopolato come quello dell'Estremo Oriente. Non è il caso definirla apparentemente normale, perché l'inizio è subito chiaro, e vede Kiyoshi, il padre, giornalista fallito alla ricerca di uno scoop sensazionale, analizzare il mondo cruento degli adolescenti. Per iniziare niente di meglio che un incesto con la giovane figlia prostituta, nonostante la pseudo riluttanza di lui. Finisce come deve finire, e tanto per mostrare come sono questi bramati adolescenti, lei avrà il tempo anche di turlupinare il padre per la prestazione e sbeffeggiarlo per il poco denaro che ha dietro.
A casa non va meglio. La madre, Keiko, è costantemente vessata e picchiata dal giovane figlio, forse per sfogare la sua rabbia da vittima di bullismi molto pesanti. Lei è remissiva, fra l'indifferenza generale subirà fino a riportare gravi ferite e una camminata claudicante. Ma continuerà imperterrita la sua vita, tanto a consolarla ci sarà, sorpresa, l'eroina, acquistata tramite, sorpresa due, la vendita del suo corpo, ad individui dai gusti non standard.
A svegliarli da questo torpore arriverà il Visitor Q, personaggio di dubbia provenienza che si presenterà con una sassata in testa al padre; subito chiare le sue intenzioni, è una sveglia, un angelo/demone in forma umana.
Mentre al padre va sempre peggio, infatti arriverà anche ad uccidere la collega che non vedeva di buon occhio il suo progetto di lavoro, oltretutto facendole pagare, IN SEGUITO, le sue turbe, la madre peggiora e il figlio è ancor più maltrattato, il "visitatore" arriverà a completare la sua opera. Ne avrà per tutti e tre, poco più in là anche per la figlia, che si ricongiungeranno nel simbolico latte materno della signora Keiko, sgorgante a fiotti, segno di un ritrovato credere in se stessa. Finalmente scopriranno "armonia": i genitori collaboreranno fra di loro, Kiyoshi aiuterà, in maniera violentissima, il figlio e si sentirà appagato, il ragazzo rientrerà felice nelle grazie materne. Missione compiuta.
Laidissimo eccesso mascherato da cinema verità, il formato digitale, il 4:3, i soli suoni senza musica, vogliono dare idea documentaristica e vi riescono ancor più di riprese reali. Una società alla deriva, dove sono lesi tutti i rapporti: famigliari, d'amicizia, lavorativi, con il proprio ambiente, quale può essere la casa, con gli estranei. L'importante è censurare e non far apparire, come nella famosa sfocatura degli organi genitali giapponese, tale da permettere al mondo di non vedere.
Nichilismo sociale, forse riabilitabile a sassate sulla testa, per passare ad un gradino emotivamente più funzionale, ma uguale marcio e perverso.
È vero Takashi Miike, in una delle sue molteplici forme.

domenica 20 maggio 2012

sprazzo di Terayama no. 1

トマトケッチャップ皇帝  (Tomato Kecchappu Kôtei)
1971 (versione corta) 1996 (lunga)
Giappone
Regia: Shûji Terayama
Scritto: Shûji Terayama

V'è spesso una gran dire su utopistici governi a completa gestione femminile, idea sicuramente fantasiosa, ma fallimentare dai primi attimi, in cui farebbero scena "tirate di capelli" materiali e non.
Ed uno composto da bambini, invece?
Tomato Kecchappu Kôtei, l'impero del ketchup, questo perché esso è l'alimento di Stato, il più ambito e simbolico.
Gli adulti hanno dominato da sempre, ed è inevitabile che il novello regno dei piccoli non abbia ereditato caratteristiche simili. Ma è solo un'impostazione base, il resto è parto di menti infantili.
I grandi delle rivoluzioni, che siano state realmente tali o no, d'esempio Mao Tse-tung o Karl Marx, vengono banditi, e le loro icone vergate con una "X", che è anche il vessillo del nuovo impero.
Le leggi sono ben chiare, stilate punto per punto, niente fraintendimenti, tutte a favore degli sbarbatelli.
C'è un esercito con le varie divisioni, capace di torturare, uccidere, vessare; c'è chi si occupa dell'attività energetica ed ovviamente c'è l'imperatore: fiero, in divisa, con cappello e, all'occorrenza, barba e baffi finti, pregno di vizi come ogni dominatore che si rispetti.
Ma il carburante per alimentare tutto ciò, nonché la nullità da sottomettere qual è? Ovviamente gli adulti. Marionette in mano ai bimbi, sono soggiogati, degradati. Mentre i genitori dell'imperatore devono pulirgli le scarpe, con lingua compresa, e suonare per lui, altri devono alimentare meccanicamente le fonti d'energia, ma soprattutto tutti devono diventare zimbelli, violati sotto vari punti di vista, anche se si potrebbe dire in maniera "estetica": saranno rete da ping pong, annientati ad un primordiale ruolo animalesco, unendosi in rituali e lottando fra loro, spesso denudati, sporchi, imprigionati, puniti con la pena di morte se infrangono le leggi, o in altro modo, secondo il loro status prerivoluzionario. Sono rinchiusi per vezzo nei posti più svariati, indotti ad essere spettatori passivi e piegati del nascente reame, fanno da tappezzeria di carne, da mobili umani, statue statiche abbellenti, dal trucco pesante. Oltre a... e qui Terayama stupra lo spettatore, soddisfare gli appetiti sessuali dei fanciulli. Alt! Niente di completo o che gli si avvicini di molto: il sesso è mostrato come una visione giocosa, le donne sono bambole umane nelle mani di corpicini ancora non sviluppati, è un teatro fatto di eccessi, tanta fantasia visiva e sregolatezze.
Shûji, feroce critico del conformismo, punta anche il dito verso i precedenti potenti della Terra, messi alla berlina per la loro somiglianza, non solo fisica.
Nessun pentimento da parte del nuovo impero, che spiega che quella è la giusta via.
Importantissimo sapere che esistono due versioni del film, una di poco sotto la mezz'ora di durata, in bianco e nero e più diritta sull'obiettivo; un'altra oltre l'ora e uscita più tardi, dai toni seppia, che spossa e ossessiona lo spettatore nel più tempo concessogli, e punta una maggior luce su ciò a cui sono ridotti i maggiorenni, con le infinite lotte fra caricature di ex Paesi dominanti e una maggior chiarezza sulla religione preesistente violata.
La camera è spesso a spalla, si fa lieve e vorticosa all'occorrenza, c'è quel senso di realismo documentaristico misto alla sperimentazione sognante, perché è difficile trovare qualcosa di più onirico di quest'opera.
Le musiche suonate sono di stampo infantile, oppure rilassanti e basate sullo Shamisen, odore di vecchio cinema insomma, sembra che manchi solo il benshi. Ma si fanno anche marziali, e le voci sono da proclama imperialisti.
Qui abbiam gustato l'opera, ci siamo fatti domande, anche scrupoli, certo, poi abbiamo deciso di parlarne. A noi stessi, verso il nostro cuore.

martedì 15 maggio 2012

lo Stivale nella galassia

È grandissimo l'onore per essere entrato a far parte dei collaboratori di Il futuro è tornato, blog nato per ridare dignità, nell'italico idioma, alla fantascienza, genere variegato e della connotazione spesso profondissima. Il sito si presenta da sé, ma voglio comunque rendere noto che vi scrive è un reale appassionato di genere, non ci si imbatte in improvvisazioni e "marchette" dell'ultim'ora. Originale è la forma di ciò che si propone: si va dai palinsesti televisivi alle recensioni di film, dalle interviste agli articoli sui libri, e molto altro.
Personalmente ho esordito trattando uno dei miei sc-fi movie preferiti: Aelita di Jakov Aleksandrovič Protazanov, tratto dal romanzo omonimo di Aleksej Nikolaevič Tolstoj.

sabato 12 maggio 2012

quella serie animata del 1969?

Zorgon: The H-Bomb Beast from Hell
1972
Stati Uniti d'America
Regia: Kevin Fernan

Commedia anticipatrice, che già aveva percepito i cliché di quelle che erano le tendenze di pochi anni prima, in netto anticipo su diverse mode di rispolvero del vintage attualmente circolanti.
Parodia dello sci-fi horror degli anni Cinquanta, con la creatura amorfa di origine sconosciuta, in questo caso un "lovecraftiano" misto fra un polpo (Octaman?) e un demone oni del folclore giapponese, che miete numerose vittime, tutto circondato da un alone di mistero.
Se l'origine amatoriale è evidentissima, sembra un The Geek vestito d'ironia, non è da bistrattare un'originale scelta, quella di privare la pellicola di qualsiasi suono al di là degli effetti: nessuna soundtrack, niente dialoghi ma intertitoli, soltanto rumori in primissimo piano.
Recitazione volutamente sopra le righe, scenari da "dietro casa", errori di fuoco, inquadrature sballate e montaggio rozzo, a cospetto di volontà di non prendersi sul serio e amore per il cinema.

mercoledì 9 maggio 2012

movimentati piccoli spazi

The Haunted Curiosity Shop
1901
Regno Unito
Regia: Walter R. Booth

Un negozietto di curiosità in vecchio stile, à la Safarà di Dylan Dog, per intenderci. Qui però il gestore non ha poteri, quasi nulla può contro le presenze moleste. A far loro da porte d'accesso ci sono il classico armadio e il tipico vaso dell'iconografia d'orrore, stessa cosa per la forma delle entità, si va dagli scheletri ai fantasmi incorporei, dalle teste volanti a dispettosi  folletti.
Tutto in un quadro fisso, con quegli effetti che strabiliavano da almeno un quinquennio.
Ritroviamo Walter R. Booth, già visto qui.

giovedì 3 maggio 2012

koniec

Morderstwo
1957
Polonia
Regia: Roman Polanski
Scritto: Roman Polanski

Questa è l'attesa della morte in un mondo quotidiano. Essa arriva, come talvolta accade, con flemma, porta via con una certa metodica, non senza una certa spettacolarità. Quando scocca l'ora a nulla serve ribellarsi, sarà troppo tardi, il guizzo potrebbe solo aumentare la sofferenza. Com'è venuta così va via, nel silenzio di uno sguardo fisso, di un piano fisso, come un'ombra che scivola via, lontano.