Mechanics of Love
1955
Stati Uniti d'America
Regia: Willard Maas, Ben Moore
Un montaggio di immagini che prese da sole avrebbero minor senso o un significato opportuno ad altro, una tecnica cara alle teorie di Lev Vladimirovič Kulešov rende nota la meccanicità di quella che è l'esigenza primaria di una larga fetta dell'umana specie. Automatismo, gesto costruito: una lampada, un flauto, una scalinata, delle chiavi...
Probabilmente più appagante è l'attesa dell'atto, rappresentata in maniera sognante, mentre il resto figura ordinario come la trafila di oggetti che compare.
Dopo la "bollitura" finale, l'alta velocità della metro, il forte vento, ecc., in montaggio accelerato, ci si perde in rimasugli e nel ricordo soffuso dell'azione.
Mi piacerebbe molto che tu possa essere un membro del comitato, per l'assegnazione di un premio, a chi scriverà il finale di un mio racconto, è tutto ancora da concordare, ma credo che possa essere una iniziativa stimolante per tutti.
RispondiEliminaVieni a trovare me oppure anche Nick
Ti ringrazio
Angie Ginev
Ne sarei onorato!
EliminaDatemi info, tu o Nick!
Se non ripassi mi affaccio da te. :)
Insomma, questo film parla molto della spersonalizzazione dell' essere.
RispondiEliminaGiusto?
Già già, di come si vive molto meccanicamente e con poca personalità.
EliminaQuindi, se non ho capito male, è un film senza dialoghi? Tutto lasciato alle immagini...
RispondiEliminaYes, nonostante sia del 1955. Somiglia molto al surrealismo degli anni Venti.
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