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lunedì 5 ottobre 2009

un insieme

쓰리, 몬스터 : 컷 (Three... Extremes)
(Three... Extremes)
2004
Hong Kong, Corea del Sud, Giappone
Regia: Fruit Chan (Dumplings), Chan-wook Park (Cut), Takashi Miike (Box)
Scritto: Lilian Lee (Dumplings), Chan-wook Park (Cut), Bun Saikou, Haruko Fukushima (Box)

Comunione d'intenti d'Estremo Oriente, film ad episodi che può definirsi in linea con San Geng, altra realizzazione simile di due anni prima.
Alto livello qualitativo generale, localizzato professionalmente e presentato all'edizione sessantunesima della Mostra di Venezia.
Dumplings: segmento di Fruit Chan, produzione Hong Kong. Episodio "carnoso" con risvolti sociali, protagonista il tipo di pasta tipica in stile ravioli, riempita della spasmodica ricerca dell'apparire a tutti i costi, nonostante l'iter, la pressione psicologica e l'influsso, qui trattato in modo concreto, sull'intera società. Spazio anche per disamine sociali sulla donna, mai sorpassate e mai completamente degne dell'attenzione globale. Abili gli attori, chiara e realista l'ambientazione. Ne esiste anche una versione allungata: San Geng 2 - Jiaozi.
Cut: coreano e con la regia di Park Chan-wook, è il più d'impatto dei tre, pur presentando un topoi classico che strizza l'occhio ai recenti torture porn, presenta anch'esso profondità cerebrali degne di nota. Una comparsa cinematografica in cerca di vendetta verso le persone che invidia di più. Metacinematografico, scena nella scena e successiva proposta al pubblico, quasi tutto girato nell'unico ambiente di un visibile set filmico. Man mano che si susseguono i colpi di scena l'idea nella mente di chi guarda viene modificata e sovvertita; difficile definire chi è colpevole, ma anche chi è innocente...
The Box: Giappone, Takashi Miike. Continuamo ad essere dell'idea che sono queste le pellicole che mancano nell'odierno panorama cinematografico occidentale. Un sogno grafico e di sussurri, presenze dolci e spettrali in ambienti caldi e freddi, un vero carillon stregante. Per la rappresentazione generale ricorda quel Kaidan ispirato al racconto di Lafcadio Hearn, contenuto nel libro recensito in precedenza. Il Miike ricordato principalmente per pellicole più ricche d'azione ci regala il giusto coronamento ad una trilogia da citare fra le migliori di genere.

8 commenti:

  1. Lo spazio per le "disanime sociali sulla donna" mi interessano in modo particolare, lo immaginerai!
    Anche perchè è vero ciò che dici.Che non sono mai state superate ed affrontate globalmente e totalmente.
    C'è solo una parvenza di parità dei sessi.

    A presto!

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  2. @Guernica: in questa pellicola poi, ci si concentra su qualche dettaglio in particolare(svelarlo sarebbe rovinare la trama), proposto in una salsa "terrorifica" spesso vituperata, ma utile a mandar messaggi.
    Ciao. :)

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  3. E' vero!Ma considerando che qui non lo troverò mai il film...eheheh Una volta mi hanno chiesto come si scriveva Oscar Wilde e da allora ho abbandonato ogni speranza...come diceva il Sommo Poeta!;)

    P.S. Però vorrei sapere di quale accostamento qualunquista parlavi da me!^___^

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  4. @Guernica: con determinati mezzi puoi averlo anche lì... ;)

    L'accostamento ormai classico fra le due ideologie citate da qualcuno; l'una ha preso dall'altra(ma i suoi cultori spesso non lo sanno...), ma sono diverse tanto da non poter dire che siano la "stessa cosa", almeno nel loro VERO senso originale.
    Ciao. :)

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  5. Non sono solamente pellicole come queste, a mancarci, odio essere "romantica" ma trovo che ci manchi proprio la poesia.

    Meraviglioso "Three" comunque, l'ho amato dal primo all'ultimo minuto.

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  6. @Totemica: concordo in toto... L'arrivismo e tutti i mali al seguito sopprimono la poesia.

    "Three" è certamente da riscoprire.

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  7. pienamente d'accordo col fatto che Three.. sia da rivalutare

    c'è un abisso tra lo sguardo occidentale e la spaventosa sensibilità dell'Oriente. e poi qui Miike supera sé stesso.

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  8. @Einzige: mi fa piacere che ci troviamo sul punto della sensibilità orientale; una cosa quanto semplice, tanto poco considerata.

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