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sabato 27 agosto 2011

parzialità

Quante volte... quella notte
1972

Italia
Regia: Mario Bava
Scritto: Guido Leoni, Mario Moroni, Carl Ross


In questo blog, incredibilmente, non si è mai parlato di Mario Bava. I motivi però esistono e sono la consapevolezza che ormai si è detto quasi tutto sul suo conto (esiste, fra altre pregevoli pubblicazioni, anche un tomo biografico di oltre mille pagine, scritto dallo statunitense Tim Lucas), e la presenza di una sorta di timore reverenziale; il maestro potrebbe essere, anche se siamo contrari a dichiarazioni assolutiste, il cinematografaro preferito di chi scrive. Vogliamo comunque fornire un affondo tramite questo titolo, appartenente alla cerchia di quelli meno famosi.
Commedia a tinte erotiche, che fa della raffinata confezione il suo forte. Fascino pop, del tipo che ha trovato maggior fortuna in Diabolik (1968), ma che qui non è da meno, anzi, si erge a sostegno principale della pellicola. Le presenze, in particolar modo quelle "agghindate", formano un tutt'uno artistico con la scenografia, una specie di reminiscenza degli attori espressionisti che si uniformavano allo scenario. Plauso anche a scenografo e costumista (Blanda), quest'ultimo avrà fatto felici gli estimatori di moda del tempo e aggraderà quelli attuali appassionati di vintage.
La vicenda, cui Mario non ha partecipato in sede di scrittura, è meno debole di quanto si legge in altre sedi: una storia notturna raccontata da quattro prospettive diverse, con tanto di spiegazione accademica circa la soggettività. Non assenti momenti ingenui ed ironia opinabile, ma il maestro ci metta una pezza tecnica. Uso magistrale della camera, in particolar modo nell'ambiente ristretto dell'appartamento fulcro del tutto. Lo zoom, strumento di semplice correzione di ripresa in mano a molti, con Bava diventa arte, una sua nota firma adattata perfettamente ai contesti. Angolazioni, altezze, tipo di piani, sono, senza mezzi termini, esempi per chi vuole studiare nel campo della ripresa cinematografica e non. Il regista non è accreditato alla direzione della fotografia, ma vi ha partecipato insieme al più volte collaboratore Antonio Rinaldi.
Gradevoli le musiche di Lallo Gori, tassello di tante produzioni "di genere".
In realtà il film è stato girato nel 1969 e l'atmosfera del periodo c'è tutta.
È conosciuto anche come Quattro volte... quella notte, tra l'altro traduzione letterale del titolo per la distribuzione all'estero.

6 commenti:

  1. caspita, pensavo di aver tutto e invece questo mi manca! da quel che dici, ha le stesse qualità "standard" degli altri di Bava, quindi... si vedrà! :)

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  2. Beh, considera che Bava per me è un mito. Riusciva a costruire capolavori di effetti speciali con due lire, per Diabolik restituì a De Laurentis parte del Budget iniziale, e si che quello fu il film con maggiore capitale a cui lavorò.

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  3. Qunado leggo, riverente, le tue recensioni o commenti mi vengono sempre in mente quelle che si pubblicavano negli anni 60 da parte della chiesa circa i film.Ne conservo tre libri, uno per anno, Sono veramente documenti storici. Ciao,

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  4. @roby: è nettamente un Bava, e il fatto che sia di un genere inusuale può aumentare la curiosità. Quando lo vedrai avvertimi!

    @Nick: immaginavo ti piacesse Bava, e da lettore di fumetti il suo Diabolik.
    Qual è il tuo preferito?

    @Soffio: in mezzo ai noti e un po' buffi articoli che definiscono tutto maligno, esistono anche degli esponenti molto apprezzati fra gli appassionati del genere, gente molto preparata. Devo recuperare qualche nome, magari compare proprio in quei tuoi volumi!

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  5. Pensa che di Daibolik ho anche il numero 1.
    Ciao.

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  6. @Nick: ah, proprio fan sfegatato! Comunque mi riferivo ai film di Bava. :)

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