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domenica 12 aprile 2009

dovete chiudere gli occhi, altrimenti non vedrete niente

Jan Švankmajer
Gli anni Ottanta

È il decennio più prolifico e quello che decreta la consacrazione anche fra i suoi cultori occidentali, grazie soprattutto al suo primo film di lunghezza classica. Gran varietà di proposte, situazioni anche molto distanti l'una dall'altra.
Zánik domu Usheru (La caduta della casa Usher, 1981). Il primo dei due adattamenti da scritti di Edgar Allan Poe. Come raramente accaduto nelle sue produzioni antecedenti, Švankmajer fa leva sulla narrazione, stralci verbali del racconto accompagnano interpretazioni animate e surrealiste dell'opera, tutto in maniera magistrale e poetica. Il crescendo di tensione è reso benissimo e l'onirico visivo appare inaspettato e creativo. Il finale, come la storia pretendeva, gela il sangue delle vene. Nuova vivacità che rapisce gli amanti dell'autore bostoniano, dà altra linfa allo scritto.
Moznosti dialogu (Possibilità di dialogo, 1982) è uno dei più apprezzati ed ispirativi suoi cortometraggi. Diviso in tre fasi, tratta l'approccio in differenti visioni, facendo uso di teste formate da oggettistica o in materiale modellabile. Stupefacenti animazioni ed espressioni. Nella prima, “arcimboldiane” creature si divorano, distruggono e ricreano l'un l'altra. Caratterizzate ognuna da un misto di oggetti contestualizzati al loro essere non si accettano e quindi si modificano fino al parto di semplici personaggi impersonali. Nella seconda fase si analizza la vita di coppia, i primi contatti e la procreazione. Prevedibile il finale repulsivo per la piccola creatura e indovinabile la distruzione del duo. Fase tre: l'incomunicabilità. Uno pone lo spazzolino, l'altro il dentifricio, uno il pane, l'altro il burro. C'è comunicazione, tutto scorre fluido ed apprezzato. Ma se tutto si confondesse? Proprio come accade nella realtà: si pone un argomento e quello viene bandito contrapponendovi qualcosa di incompatibile, lesivo e disarmonizzante. Anche in questo caso la fine arriva in tutto il suo ledere.
Kyvadlo, jáma a nadeje (1983) è Il pozzo e il pendolo, seconda ispirazione dallo scrittore statunitense Poe. Probabilmente ciò che a gran parte dei lettori passava in mente alla lettura del racconto. Il surrealismo acquista tratti quasi realisti, tali da rendere infernale, allucinante ma nello stesso tempo materiale l'esperienza del protagonista. Poco spazio alle parole, molto al disperato sguardo in soggettiva. Il muro della tortura spaventa nella sua macchinosità ed animosità ma ciò che rimane più impresso è, anche questa volta, il finale. Allo spettatore non rimane che un interrogativo...
Do pivnice (1983). Prove generali per il suo prossimo lungometraggio (che analizzeremo dopo). Una piccola "Alice" vaga per metaforiche scale, fino ad un tetro scantinato frequentato da due inquietanti individui. Viaggio nell'inconscio infantile, con del simbolico carbone onnipresente. Riacquistare ciò che ci è appartenuto o forse narrare l'adattamento umano, cosa si intendeva dire con le coperte di combustibile nella camera dell'uomo e con i terribili dolci della signora, impastati con la stessa sostanza? Finale con la bambina che cerca, trova e vuole portar via qualcosa, dar vita alle sue esigenze e sogni... rappresentati da cosa? Semplici patate.
Muzné hry (1988) farà sorridere molti occidentali, siamo infatti nel mondo del pallone. I rituali del tifoso vissuti come una degenerazione: in un umile appartamento un appassionato si prepara alla serata calcistica armato di birre, dolci e TV. Ogni bicchiere scolato comanda ciò che succede sul terreno di gioco e i punti su quest'ultimo vengono segnati con le eliminazioni fisiche degli avversari nei modi più grotteschi. Tripudio di passo uno misto allo sguardo dell'attore principale. È semplice agonismo o è travisare uno sport? Alla fine il protagonista colpisce ancor più drasticamente, ma non se ne cura più di tanto...
Another Kind of Love (1988) esula un po' dal contesto, ma visto che la parte visiva è curata interamente dal nostro Jan va decisamente citato. È semplicemente un video musicale dell'inglese Hugh Cornwell che vanta canoniche animazioni “švankmajeriane”; veniamo così a scoprire che si adattano benissimo alla scanzonata pop song dell'autore e non solo a cupi ed anomali scenari.
Neko z Alenky (Alice, 1988). Eccoci all'esordiente lungometraggio. Un'interpretazione surrealista delle opere di Lewis Carroll Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò non è un qualcosa di impensabile, la natura stessa degli scritti si presta al pensiero ed al sogno. È la produzione più conosciuta nel mondo dell'autore ceco, forse proprio per la fama dei racconti ispiratori. Si inizia con un breve avvertimento recitato (quello del titolo del post, che ben descrive il genere che ci apprestiamo a metabolizzare) in stile fiaba, e a farlo è proprio la giovane protagonista, al di là delle scene, in cui le viene inquadrata soltanto la bocca. Sarà così per la descrizione di tutte le sequenze della pellicola, ma in modo molto ridotto, la parola lascia la maggior parte dello spazio all'elaborazione mentale. Il coniglio bianco, personaggio fondamentale del film, è una versione impagliata in una teca, che si anima, si veste, prende possesso delle forbici che userà spesso e va di fretta; necessario focalizzarsi sull'orologio da taschino che è contenuto all'interno del suo corpo, fra la segatura. Ad ogni occhiata lo tirerà fuori da lì e lo ripulirà, tutto a mostrare la lotta contro il tempo che ci corrode dall'interno, e ci rende ad essa dipendenti. Importante anche il modo di spostarsi, come nell’originale, da un luogo all'altro: tramite cassetti di vecchi mobili, porte per la dimensione onirica.
Alice inizia la sua avventura da quella che sembra essere la sua stanza, ma si recherà presto, inseguendo il coniglio, in un ambiente essenziale e spoglio, non solo grazie al metodo espresso poc'anzi, ma anche tramite un infernale (sembra proprio si stia scendendo in esso) ascensore, che pare ripercorrere le precedenti opere di Jan ed anche ciò che verrà in seguito. Qui troveremo le azioni famose del racconto, il cambio di dimensione della bambina ed i modi per avviarlo, sotto l'occhio surrealista che immagina come bambolina la versione piccola ed inchiostro o strani biscotti il mezzo per far scaturire il tutto. Tramite il pianto rotto di Alice tutto si allagherà e lo scenario si sposterà alla casa di mattoncini del tassidermico coniglio, dove la bimba subirà un attacco di particolarissime creature scheletriche e vagamente animalesche.
Continuano poi i cambi di capitoli, e le chiavi (anche materialmente presenti) per farlo saranno sempre inusuali e difficoltose da trovare; serve una spinta per riversarsi nel sogno e nella fantasia, dal mondo materiale... Le suddette chiavi saranno nascoste in scatole di sardine, ai margini di tavoli e confuse nel mezzo di sgabuzzini ricchi di anomalo cibo ed oggettistica disgustante. Basta anche un solo fotogramma a far rievocare i rapporti costanti Švankmajer/oggetti e Švankmajer/cibo, veri feticismi cerebrali con cui il nostro ha cementato un'intera produzione sotto il segno magico del trasferimento delle emozioni umane verso cose inanimate. Anche l'incontro con il Bruco di Carroll è segnato da ciò, questi è un calzino con occhi di cristallo e dentiera, ed il fungo che donerà è di semplice legno. Materiale da cucina presente e lanciato verso Alice anche nella casa da cui vengono fuori il luccio e la rana valletti, che portano l'invito della Regina alla ragazzina.
Arriviamo così all'incontro con il Cappellaio Matto e la Lepre Marzolina, inscenati in forma di marionetta e pupazzo a corda. Altra caratterizzazione surrealista del brano del racconto, da notare come la Lepre cosparge di burro un orologio, questa volta l'ossessione alimentare e quella oggettistica si uniscono. Per il resto vengono riprese famose frasi del racconto inglese.
La parte finale racchiude tutti i personaggi e richiama tutte le proposte precedenti, nella stessa forma o in altra: il reali sono di cartone, i soldati emergono dalle carte, Cappellaio e Lepre giocano a tavolino con orologi indosso, materia quotidiana come dei puntaspilli si trasformano in ricci, le forbici del coniglio servono per decapitare e il processo a carico della bambina verte attorno ai famigerati biscotti usati per il cambio dimensionale.
Nel termine si ritorna alla camera iniziale, dove sono curiosamente presenti tutti i dettagli del film, ma in forma materialistica: i pupazzi , bambole, le carte sono in un angolo, c'è qualcosa in un cestino e i biscotti sono in un piatto sul tavolo... All'appello manca solo la lepre imbalsamata... Sogno o realtà? Unione fra le due cose?
Tma/Svetlo/Tma (Oscurità/luce/oscurità, 1989) è un altro caposaldo imitato ed affermato. Sembra quasi una critica al corpo umano, così magnificato ma anche così caotico, misterioso ed animalesco. Vari parti anatomiche ed organiche tentano il ricongiungimento in una fin troppo stretta stanza( la propria esistenza è sempre rinchiusa?) nel tentativo di formare un corpo di tal nome. I più peperini sono la bocca e la lingua ed il più violento ed affannoso è ovviamente il membro; come ovvio basta una simbolica spruzzata d'acqua per raffreddare i bollori. La vita è un interruttore, alla sua nascita si accende ed alla consapevolezza di arrivo si può spegnere, ma il traguardo può essere stato non raggiunto.
Meat Love (1989) è una breve produzione UK/USA/Germania sfoggiante due vanitose bistecche che tentano l'approccio, e nel momento in cui riescono nell'intento sono pronte all'impanatura e cottura. Non c'è altro da dire...
Flora (1989) è la sua opera più corta. 31 secondi di animazione prodotti negli Stati Uniti, con un "uomo vegetale" che si disgrega senza poter raggiungere un vicino bicchier d'acqua. Ancora visione pessimistica del corpo/mente. Quasi un bumper.
Ci sarebbe anche Animated Self-Portraits (1989), ma preferiamo sorvolare perché è una creazione di vari maestri dell'animazione mondiali, oltre Jan, quindi non contestualizzata all'analisi.

11 commenti:

  1. Simpatico Meat Love :)... a quest'ora mi è anche venuta fame! Pit

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  2. Ciao!
    Siamo vicini allora!!
    Campobasso o provincia?

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  3. ciao,
    ti ringrazio x la visita ke ricambio molto volentieri.
    Spero di rivederti presto e di poterci scambiare 1.0000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000commenti:-)
    Lella

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  4. simpatico il tuo commento!
    Adoro i gatti e ne ho 2 in casa; nn posso tenerne altri x motivi di spazio altrimenti ne prenderei una miriade.
    Mi togli una curiosità:come mai questo titolo del blog,simpatico ma curioso?
    a presto
    Lella

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  5. @ lella: Ho scelto questo titolo perché con "occhio sulle" intendo uno sguardo, lo scoprire ed analizzare. Per quanto riguarda "espressioni" cercavo un termine che descrivesse l'insieme di varie opere: film, romanzi, racconti ed altro. Da notare che la mia passione per il cinema espressionista è stata un'ottima suggeritrice.
    Ciao!

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  6. ho appena visto "possibilità di dialogo" e sono rimasto favorevolmente impressionato. Una tecnica stupefacente e delle invenzioni di grande forza. Alla fine, quella sorta di cortocircuiti della comunicazione e della comprensione sono davvero incredibili.

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  7. @ Matteo: quel corto è un gioiello, forse uno dei miei preferiti... Mi fa piacere che la visione metaforica è condivisa ed apprezzata.
    Saluti.

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  8. ciao caro
    adesso ho + kiaro il concetto ke volevi esprimere.......
    un plauso x i post e x la bella musica di sottofondo:-)
    ciaooooooooo
    Lella

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  9. opssss
    ma ke sbadata in questi giorni!
    Scusa ma la musica ke ascoltavo era quella del mio blog ;tu nn ne hai!
    Scusami tanto,perdonami se sono distratta ma sono ampiamente giustificata,spero :-))))
    Lella

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  10. @lella: infatti per un secondo mi stavo domandando quando avessi inserito la funzione audio. :D Giustificazione più che ottimale!
    Saluti.

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