(Il rullo compressore e il violino)
1961
Unione Sovietica
Regia: Andrej Arsenevič Tarkovskij
Scritto: S. Bakhmetyeva, Andrej Končalovskij, Andrej Arsenevič Tarkovskij
Il giovanissimo violinista Sasha, piccolo e fragile, conosce Sergei, addetto al rullo compressore, persona umile ed onesta. Nascerà un'amicizia, purtroppo "controllata".
Terzo film di Tarkovskij, un mediometraggio di tre quarti d'ora, con cui ha potuto diplomarsi al prestigioso istituto cinematografico VGIK. Era un periodo "kruscioviano" di leggera apertura in URSS, e l'opera ne è un soddisfacente specchio: nonostante sia legata a temi classici del realismo socialista, introduce innovazioni sia dal punto stilistico che da quello del messaggio. Il ragazzino, nella prima parte, gira per una Mosca da dipinto, un filtro che divide il quadro in più punti ed un gioco di specchi rendono la sua visione affascinata e sognante, una moltiplicazione dell'immagine che ci mostra l'animo di un bambino che amplifica la realtà, rendendola migliore. Elemento ricorrente è anche l'acqua, al solito, simbolo di vita, presente per tutta la pellicola. Fa da elemento trainante alla crescita educativa del bambino perpetrata da Sergei, da sfondo alla rinascita architettonica (bellissimo il campo profondo con il palazzo del Ministero degli Affari Esteri che spunta dietro un palazzo abbattuto), ed è presente anche nel finale, seppur minimamente. Il tema portante mostra l'operaio che insegna le basi del vivere a Sasha e lui, dal suo piccolo, spiega le fini delizie dell'arte. Evidente possibilità convivenza fra il proletariato e il mondo artistico, entrambi hanno da insegnare all'altro, che umilmente riceve nozioni. Cosa succede poi? Arriva la madre del piccolo, che gli impedisce di vedere l'amico, con cui aveva in programma di andare al cinema a vedere Ciapaiev (1934). Un fare da despota, condito da presunte giuste motivazioni, è qui rappresentato, la comunione non è possibile per via di una visione superficiale, tutto deve rimanere entro rigide basi, non viene seguito il volere popolare. Una critica al sistema sovietico? Può darsi.
Non sono solo lenti ed acqua a felicitare lo spettatore. C'è anche l'intensa interpretazione dei protagonisti e i tratti caratteristici di Tarkovskij già presenti: uno su tutti, il generale ritmo cadenzato, la lentezza delle carrellate, in contrasto alla frenesia di certe produzioni avanguardistiche di decenni prima.
Mi fai venire voglia di vederlo...anzi mi fai venire nostalgia dei periodi in cui con la mia ex Moldava facevo tardi a vedere le retrospettive del realismo sovietico a Fuori Orario.
RispondiElimina@Nick: ti capita più di farlo? Magari non facendo tardi, ma utilizzando il tempo che hai, con mezzi quali DVD e dintorni? Ovviamente senza ex! ;)
RispondiElimina@Melinda: come detto, è un filo diverso dagli standard di quelle produzioni, è maggiormente fruibile, meno teso.
Fammi sapere!
I'm afraid I can't speak Italian (although my husband is of Italian background!) but I just wanted to say thank you for being my 100th follower, on my blog. Grazie!!
RispondiEliminaLittle Gothic Horrors: thank you for passing here, I will follow you with pleasure! :)))
RispondiEliminaQuesto suona come un buon film e molto simbolico! :)
RispondiElimina@msmariah: sì, simbologia molto forte, e perla di un grande autore!
RispondiEliminauuuuuuuh questo non lo conoscevo e mi manca, lo cercherò, se ti va passa anche qui, dove ci sono anche le mie recensioni
RispondiEliminahttp://lafabricadeisogni.blogspot.com ciao e ancora complimenti ^^