OCCHIO: degustazione, esegesi...   ESPRESSIONI: visioni, letture, arte...

venerdì 24 aprile 2009

il vorace nuovo secolo

Jan Švankmajer
Gli anni Duemila

L'ultimo decennio porta una semi rivoluzione, vengono approfonditi alcuni temi e allo stile generale viene concessa una struttura maggiormente fruibile.
Otesánek (2000) è una forma svankmajeriana di una favola ceca dai risvolti macabri, quindi già predisposta ad un'interpretazione oscura.
Una coppia è ossessionata dall'impossibilità di avere un bambino, ciò porterà ad una forma di follia sfociante nel soprannaturale: il marito trova una radice di forma vagamente umana e la regala alla moglie, tale sarà la forza mentale che il ciocco si animerà e divorerà tutto il possibile, persone comprese, fino a diventare di dimensioni spropositate. L'ambientazione è un vecchio condominio ceco con varie tipologie di abitanti, gli eventi sono attentamente seguiti da una bambina.
Metafora della creazione, della volontà umana e dell'amore/odio. Il mondo gira così, si generano individui in particolari situazione sociali, costoro ne soffrono e diventano maligni, purtroppo non per colpa loro. Una visione alternativa potrebbe essere quella del nuovo capitalismo da poco arrivato in terra boema, ovviamente impersonato dal "mostro"; esso fagocita vecchi mestieranti (come l'anziano postino) e raccolti. Il finale viene suggerito dalla favola, protagonista una zappa. Anche il personaggio padre della bambina viene rappresentato come un classico uomo pigro, schiavo della TV, della pubblicità e restio al progresso culturale.
Si può dire che sia il primo film di Švankmajer in cui, oltre al grottesco, esistono momenti di comicità diversiva, utili a sdrammatizzare il truce tema.
La stop-motion fa il suo egregio lavoro con la creatura, da adulta non sempre visibile chiaramente. Ottime anche le interpretazioni.
Sílení (2005). Švankmajer (re)incontra Poe ed il marchese De Sade. Un ragazzo fa la conoscenza di un bizzarro individuo, un marchese che vive fuori dal tempo, che lo accoglie nella sua dimora, luogo dove avvengono strani riti. In seguito il giovane verrà ospitato, apparentemente convinto dal nobile ma in realtà deciso a seguire una ragazza conosciuta precedentemente, in una strana casa di cura dove ci sarà il culmine della vicenda.
Due scuole di pensiero dominano la pellicola: una inneggia al libertinismo (come nel precedente Spiklenci Slasti), al piacere ed a tutti modi per arrivarvi. L'altra condanna il vizio, asseconda le punizioni. Gran spazio anche alla religione che, secondo l'ottica di alcuni personaggi, è falsa e illusoria. Jan ci regala quest'opera sotto una forma inusuale per lui, ma più simile ai canoni cinematografici. Poe fa capolino più volte ma l'ispirazione più grande proviene dal racconto Il sistema del dr. Catrame e del prof. Piuma, portato dal grottesco ad una forma più dura e sanguinosa. De Sade aleggia nella personalità del marchese protagonista e in tutto lo svolgersi morboso dei temi.
Questa volte le animazioni sono solo un contorno, i personaggi in carne ed ossa riescono a rendere bene il messaggio, ma va comunque menzionato il piccolo ruolo del passo uno: pezzi di carne e lingue umane (il corpo e la parola) gioiscono e sono impegnati in vari azioni durante tutta la pellicola; c'è libertà, non ci sono catene. Nel finale viene proposta una carrellata in un reparto frigo di un supermarket, lì dorme la bistecca e con essa la possibilità di manifestare i propri piaceri.
Metacinematografica l'"hitchcockiana" presentazione ad inizio pellicola, in cui il regista ceco descrive ciò che andremo a vedere.
L’ultimo titolo, Prezít svuj zivot (teorie a praxe), è stato presentato a Venezia nel 2010, e in seguito anche in altri eventi a tema.

Rendiamo noto che questo saggio viene presentato in una forma maggiormente curata ed approfondita tramite il libro/rivista Moviement Magazine, nel numero dedicato a Švankmajer segnalato in altri post.

11 commenti:

  1. bene... di contro al surrealismo io ti proporrei un grandissimo del realismo...Yasujiro Ozu... a qnt un articolo su di lui? :)

    -silvia-

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  2. Diciamo che il tema così attuale osservato da un certo punto di vista diventa facilmente fruibile e accattivante anche per i più restìi almeno per ciò che riguarda le tecniche cinematografiche usate, anche se dovessero rappresentare dei deja-vu anni '40. Spostare o anche solo creare un l'interesse ideologico non è cosa molto semplice e purtroppo una pellicola così rischia, per i puristi, di ricadere su se stessa criticando indirettamente il mezzo di diffusione, ma usando poi il mezzo stesso per gli stessi motivi. Dovrei vedere la pellicola ovviamente per farmi un idea più chiara, ma l'esauriente descrizione credo abbia fatto gran parte del lavoro. Cmq complimenti per il sito/blog. Veramente per palati fini. Ma non avevo dubbi del resto. :)

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  3. Ciao! Ma dove le trovi queste favole?
    Mi piace molto questo post.
    Oggi ho fatto un bel giro sul tuo blog,finalmente!!
    Complimenti!:)

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  4. @ Silvia: Bella citazione! :D Ozu era già in programma, qualcosa della sua sterminata filmografia arriverà un giorno o l'altro...

    @ Deadmouse: come dicevo nella prefazione mi sono prefissato di dare interpretazioni oggettivo/personali, un po' seguendo le parole dell'autore e in parte seguendo il mio istinto. C'è da precisare che il surrealismo, a detta degli esponenti, è difficilmente comprensibile nella sua interezza e la cosa è ben chiara anche dal fatto che quello che scrivo è una MINIMISSIMA parte di quello che mi trasmette la pellicola, non nascondo che durante la proiezione di queste opere mi vengono in mente decine e decine di immagini oniriche, pensieri e significati.
    Per quanto riguarda la parte di interesse ideologico che dicevi è anch'essa una visione più vicina a me che all'autore, con questo ti dico che Svankmajer, nella sua carriera, ha poco trattato il capitalismo in sé ma, anzi, si è trovato a confrontarsi per anni e anni con quella che doveva essere la contrapposizione(che poi sappiamo che non lo è stata...). Da tenere sempre presente che il genere trattato non rimane quasi mai chiuso entro certi vincoli di significato, fin troppo materiali per la corrente. Interessante anche la questione crtica/uso ma penso che, quando si entra in certe tematiche, si può benissimo crticare solo UN PARTICOLARE USO del mezzo oppure, quando si prende in esame TUTTO, far rientrare anche sé stessi... Sono tante le modalità che esulano dall'essere contraddittori.
    Grazie per la visita e per i complimenti, fa sempre piacere una lettura attenta e riflessiva. Confido nel fatto che seguirai anche nel futuro! ;)

    @ Guernica: la favola è citata nella pellicola ma è anche rintracciabile nelle raccolte tradizionali est europee.
    Grazie anche a te, a risentirci presto! :)

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  5. Ciao! Qualche giorno fa ho visto il nuovo film di Svankmajer, "Prezít svuj zivot" (Surviving life). E devo dire che il maestro non ha perso il gusto per il gioco e l'invenzione. Molto bello e divertente! Sul mio blog trovi una breve recensione.

    La pellicola, che veniva da Venezia, era naturalmente in lingua originale con i sottotitoli, ma l'incipit era addirittura doppiato in italiano, e anche il titolo era scritto nella nostra lingua ("Sopravvivere alla propria vita"): sono indizi di una possibile distribuzione in sala?

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  6. @Christian: ero già finito sul tuo blog più volte, l'ultima proprio cercando notizie sull'ultimo di Jan. Anch'io avrei voluto vederlo, recupererò...
    Per il cinema al momento non si dice nulla, si parla solo dell'uscita novembrina in patria.
    VOlevo anche comunicarti che la rivista/libro Moviement, edita da Gemma Lanzo Editore, a gennaio sarà disponibile con un numero su Švankmajer; l'articolo di testa l'ho scritto io. :)
    Grazie, a presto!

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  7. Non so in che post lasciarti il commento, quindi vado a caso.
    Mi si sono illuminati gli occhi quando ho letto questi post, pare proprio che Svankmajer negli ultimi tempi si stia espandendo a macchia d'olio.
    Non voglio criticare, ho letto ben poco del tuo blog, non conosco quindi la tua impostazione, però credo che (almeno parlo di ciò che hai scritto in proposito di J.S.) ti sia fossilizzato su un aspetto troppo "tecnico".
    Il problema è sempre lo stesso, la gente guarda films con la testa, me compresa. Io cerco di smembrarli finchè non sono più ricomponibili, ad esempio. Ma con lui proprio non si può. Intendo, credo che non si possa capire appieno neanche fossilizzandosi su ogni frame. Svankmajer va guardato di stomaco. Sai, quella parte di te che crea problemi quando sei arrabbiato, quando odi o quando sei innamorato. Le emozioni hanno sede nello stomaco, non nel cuore. Svuotati. Devi rimanere da solo con la parte istintiva di te. Svankmajer è istintivo.
    Non parla di oggetti che si animano, non parla di (cito da Alenky) "cibo disgustante" e non "lascia la maggior parte dello spazio all'elaborazione mentale".
    Parla della sua parte istintiva. Sia Alenky che Otesanek raccontano la sua infanzia, di una cantina in cui tutti (lui) ci troviamo a scendere prima o poi, una cantina che ci fa paura, e dei mostri generati dalla nostra mente. Che siano reali è un'altra storia. Le cose non si animano. S.racconta di anime che si trasferiscono. In un mondo in cui le persone sanno solo essere materiali, danno vita agli oggetti che poi finiscono per comandarci. Lui non muove marionette. Le marionette siamo noi, ed i nostri fili sono mossi da una mano di volta in volta diversa. La televisione, la società, la moda.
    La differenza tra un Greenaway, ad esempio, e Svankmajer, è palese. L'ossessione citata in films come Lo zoo di venere o Il cuoco il ladro sua moglie e l'amante sono ben diverse come quelle di un qualsiasi film o corto di S. Si, potrà apparire disgustoso, basta guardare food per capire che c'è qualcosa che non funziona perfettamente. In Alenky ad esempio la bambina interagisce col cibo come se stesse facendo sesso, ma è solo un rimando all'infanzia. Un'infanzia mitizzata dagli adulti che sembrano dimenticare col trascorrere del tempo. La finzione di un paradiso temporaneo. Greenaway invece a confronto (per quanto io lo ammiri) sembra forzato. Semplicemente perchè lo è. E' la sua impostazione, E' il suo modo di raccontare la ciclicità della vita, di come niente nasca o muoia, ma si evolve.
    Ma questo è solo un modo. Svankmajer purtroppo non è un regista, non può avere modi. I film sono film. I film di Svankmajer, sono Svankmajer...

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  8. Prima di tutto dico che, da un po', sto rimettendo mano a questi articoli di analisi su Švank, perché vi ho trovato dettagli da cambiare: concetti, errori di battitura e stili di scrittura che non mi aggradano più.
    Parli di espansione a macchia d'olio, e se hai notato questa cosa ne sono contento, sono più positivista; io vedo invece i soliti noti che ne parlano e lo venerano, con l'aggiunta di pochissime unità, che si contano sulle dita di una mano. Personalmente non so a che altezza della macchia d'olio sono, i miei articoli sono del 2009, ma la mia scoperta non risale certo ad allora, il santo web mi ha permesso di accorgermi del maestro nella seconda parte dei novanta (ho 31 anni).
    Parte di resto di quello che scrivi mi fa capire che non mi sono espresso bene, infatti dici: "S.racconta di anime che si trasferiscono", "in un mondo in cui le persone sanno solo essere materiali", "parla della sua parte istintiva" "S. racconta di anime che si trasferiscono" (questa mi pare di averla letta anche su un saggio), che, beh, è proprio quello che volevo dire!!
    Ti spiego perché ho scritto "marionette che si animano", "cibo disgustante" e cose simili. Io scrivo essenzialmente per me stesso, ma se qualcuno capita su questo blog e ne trae informazioni ben venga. Quando succede questo devo considerare che c'è anche chi è a digiuno totalmente di certe correnti e movimenti, ed in qualche modo devo pur "introdurli". Non è un parlare di aspetto tecnico, e che SCRIVENDO non puoi rendere l'idea a chi non ha visto nulla, bisogna pur trovare un escamotage semplificatorio(distante dal vero senso), giusto far capire con cosa ha realizzato l'INCONSCIO questo Švankmajer. Poi vedrai che alla prima visione metteranno da parte il materialismo e si faranno trasportare, non vedranno più il legno del burattino o il cibo in sé, e capiranno che ciò che c'era sul set del film deve assumere ben altre forme, quelli libere da vincoli.
    Diciamo che non concordo quando parli di stomaco, o forse è proprio il termine che non lo vedo adatto al contesto. Io, quando parlo di Švankmajer e di surrealismo, parlo sì di mancanza di freni, di istinto, di uno scorrere fluido dell'inconscio, ma ne faccio più una questione di TESTA che di STOMACO. Non concordo neanche con lo "svuotare", detto così mi dà un'idea più di nervi; io invece più che svuotare PRIMA della visione parlo proprio della libertà di cacciar fuori tutto DURANTE il processo, senza preoccuparsi di nulla, senza ragione, senza tabù e materialismo. Come l'hai espresso tu mi dà invece idea di azzeramento pre visione e POI di libero sfogo, io invece nello sfogo ci infilo qualsiasi parte dell'inconscio finalmente senza freno. Alla fine comunque i nostri concetti di base sono quelli, precisione di termini a parte, e mi spiace che non mi sia riuscito a spiegare, o forse ripeto, ho tratto in inganno per le cose dette su. Quando parlo di "elaborazione mentale" mi riferisco alla libertà inconscia, ad un movimento libero, che annulla il materialismo, non certo ad un'attenta analisi...

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  9. (continua) ...Quando parlo di "TESTA" intendo ciò che è dentro di noi, la cosa soppressa dal materialismo, la psiche ed il pensiero libero, l'inconscio, l'animo, non intendo un'analisi dei frame per secondo e dell'aspect ratio...

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  10. Un confronto così è un po' frustrante. Sarà che forse non ho mai imparato ad esprimermi adeguatamente in tutti questi anni (sono un po' più piccola di te ma non così tanto da potermi permettere di chiamarti vecchio XD ).
    Io non credo che tu scriva per te stesso, altrimenti annoteresti su fogli di carta che poi getteresti in un cassetto. Questo è un mezzo di comunicazione, e non c'è da vergognarsene di certo. Compi un'azione nobile. Il fatto che magari non t'interessi il giudizio degli altri, è una storia differente. Poi è solo un mio pensiero.
    Ritornando al film... in tutti questi anni di studio quasi buttati è nato un conflitto interiore in me assai complicato. L'arte e la psicologia vogliono combattere su due versanti differenti, se non addirittura opposti, ed io sono al centro, la mia forma mentis lotta perennemente con l'istintività dell'arte. E' per questo che ti ho parlato di stomaco. Ovviamente puoi voler collocare le tue emozioni dove ti pare, probabilmente anche nel cervello. ma il punto rimane quello. Mi son resa conto, personalmente, che ci sono certe cose che la mente però non può esigere di spiegare. Come la fede. Non sono sicura di riuscire a spiegarmi. Affrontare alcune cose, come i corti/films di Svankmajer pieni di sè per poter "cacciar fuori tutto", presuppone che ciò che entra vada a plasmarsi su strutture mentali già preesistenti.
    Io evito questo processo perchè per la comprensione non è richiesto, non in questo caso, almeno. Svank parla in continuazione di ritornare bambini, affronta(va) tutto con la sua parte infantile. E' un po' come la storia del piccolo principe. Tutti gli adulti di questo mondo non possono vedere il serpente che ha mangiato l'elefante, finchè non tornano bambini. Finchè non tirano fuori la parte istintiva lasciando perdere tutto ciò che fa razionalizzare.
    Svankmajer disegna continuamente serpenti che mangiano elefanti, e la gente continua a vederci un cappello...

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  11. Il "confronto" doveva andare così, lo sapevo già.
    Dissento totalmente sulla prima parte di ciò che scrivi: ho detto che in gran parte scrivo per me (mi piace rileggere le mie cose più vecchie e pormi domande, ecc.), ma ANCHE per informazione, per comunicazione; ho anche detto che in relazione di questo adotto una scrittura più adatta per chi si avvicina per la prima volta a certi mondi. Non l'ho detto facendo giri di parole e non me ne vergogno per nulla.
    Che il giudizio degli altri mi interessa lo capisci girando per il blog, dove rispondo a TUTTI, a te in modo profondo, ma a anche a quelli che scrivono "è bello". Non è un sito che si permette di snobbare. È anche un sito dove c'è un'aria di "ho guardato questo, c'ho visto questa metafora, per me c'è questo fattore" ed altro, non c'è aria di "è così, e tu, lettoruncolo, devi capirlo". Niente troni e spocchia.

    Camminiamo su binari espressivi, solo in senso di termini, differenti: tu preferisci dire stomaco e istinto, io preferisco dire psiche e inconscio. Nelle mie parole tu ci vedi un "ragionamento", io nelle tue ci vedo una sorta di svotamento; a me "stomaco" dà un'idea troppo fisica, come un apprestarsi ad entrare su un ring. Come detto, probabilmente pensiamo la stessa cosa, ma usiamo espressioni differenti, e quella dell'altro ci pare inadatta. Io non ti parlo di strutture preesistenti, ma di libertà irrazionale, senza freni e controllo della ragione, nessuna comprensione.
    Conosco l'"infantilizzazione" di Jan, l'uso di questo "occhio" in età adulta, ma la vedo meno "paradisiaca"; la vedo più come una chiave irrazionalizzante, per guardare liberi da vincoli, ma non verso mondi angelici o innocenti, né ingenui, non un addolcimento della vita. Solo una chiave per sfondare la porta del razionale, poi dietro ci può essere di tutto...
    A presto. :)

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