OCCHIO: degustazione, esegesi...   ESPRESSIONI: visioni, letture, arte...

sabato 11 febbraio 2012

cave amantem

La Vénus d'Ille
(La Venere d'Ille)
(Tratto da Racconti e novelle)
Prosper Mérimée
Sansoni Editore

La Venere d'Ille è ambigua, di provenienza incerta, con su iscrizioni altrettanto tali, dall'espressione affascinante ma sadica, dai tratti somatici tigreschi, sensuale, beffeggiatrice, cosa che la rende estremamente ipnotica. Viene tratta fuori dalla terra, e già in qui momenti dà a vedere il suo dominio sul maschio, ferendo uno degli incaricati dal signor Peyehorade, futuro e gioiosissimo possessore di questa bellissima statua.
A trovarlo, nel sud della Francia, arriva un fine archeologo parigino, interessato all'arte del luogo e presto risucchiato dal vortice di passione inerente la dea. Il suo bronzo è monito sull'intensità dell'amore, vissuto, se necessario, anche in maniera aggressiva.
Per il paese gira un'idea negativa della statua, e un monello non troverà di meglio che cercare di darle una lezione con una sassata; ne farà spese dolorose, altro maschio punito dall'impeto della bellissima.
Il figlio di del sig. Peyehorade, Alfonso, grezzo e corpulento, deve sposare proprio in quei giorni la dolce Madamigella di Puygarrig, suo opposto, mingherlina e delicata. Una Venere in carne ed ossa. Lui prenderà sottogamba la cosa, tutto preso dalla sue attività e dal suo vivere spocchioso e grossolano. Lei però non parrà soffrire più di tanto della cosa, è una ragazzina tenera ma maliziosa, abile a destreggiarsi nelle materiali situazioni provinciali a cui va incontro, ha un lato pungente come la bronzea protagonista. Comunque, con l'amore e con la Venere, perché anche lei ama e quando sa di avere qualcosa difficilmente vi rinuncia, non si scherza, e Alfonso pagherà caro lo scotto delle sue leggerezze, stretto in una morsa di ardore terrificante.

La Venere d'Ille
1979
Italia
Regia: Lamberto Bava, Mario Bava
Soggetto: Prosper Mérimée
Sceneggiatura: Lamberto Bava, Cesare Garboli

Fra le tante trasposizioni venute fuori da varie nazioni, scegliamo quella italiana, con parte della famiglia Bava dietro la macchina da presa.
Prodotto televisivo andato in onda anche nell'interessante ciclo RAI i giochi del diavolo - storie fantastiche dell'Ottocento, figlio di una programmazione che non era fatta solo di danzatori improvvisati e sbirri, presenta tratti tipici di quel tipo di film, in primis la fotografia (di Sebastiano Celeste), che è molto distante dagli standard di Bava senior, facendo presupporre che la parte maggiore sia stata curata dal figlio, qui alla sua opera prima.
Daria Nicolodi è una diafana Madamigella di Puygarrig, che qui ha un nome, Clara, e Marc Porel il pacato parigino, anche lui nominato per comodità, Matthew, ottimi entrambi, così come buona è la verve di Mario Maranzana nei panni del signor Peyehorade e Fausto Di Bella in quelli dell'altezzoso Alfonso.
Colpiscono delle sostanziali differenze, a parte esigenze di ellissi, rispetto al racconto: la promessa sposa e l'ospite si piacciono visibilmente, e verranno anche a contatto, cosa che aumenta la diabolicità di lei e la sua rassomiglianza con la dea; diminuisce e la rende più distante, invece, il fatto che soffra apertamente delle intemperanze del futuro marito, senza presentare la scaltrezza presentata nello scritto.
Insomma, sufficiente pellicola, una via di mezzo tra lo stile degli sceneggiati "settantiani" e quelli moderni.

21 commenti:

  1. Che storia affascinante!
    Voglio vedere di trovare sia la versione scritta, che la trasposizione della famiglia Bava.
    Caro signor Occhio, manda la parcella a fine mese che ti pago :)

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  2. Ma che cose interessanti che ci racconti :-)
    Buona serata
    Vaty

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  3. Ricordo di aver visto lo sceneggiato Baviano in un vecchio ciclo di FUORI ORARIO, in anni -ahimè-lontani. Perfino la Nicolodi, certo non una grandissima bellezza riesce ad essere ipnotica nel ruolo delle protagonista.

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  4. @Vaty: grazie! Buona giornata a te! :)))

    @Nick: vero Nick, leggendo lo scritto non mi aspettavo un tipo simile alla Nicolodi, che poi regge abbastanza, complice anche la magrezza e la minutezza più diffusa nei Settanta.

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  5. Non lo ricordo, ma è un' affascinante argomento, che ha calamitato la mia attenzione...chissà forse un'ispirazione futura...
    Grazie Luigi
    Angie

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  6. sempre interessante comunque occhio alle veneri!!!

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  7. @angie: è un argomento interessante, al di là dell'opera, è vero.

    @Soffio: molta attenzione, sanno far soffrire! ;)

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  8. Altro film di cui avrei continuato ad ignorare l'esistenza se non fosse per te. Grazie!

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  9. @Sailor Fede: siamo qui proprio per dare una spolverata! ;)

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  10. Mi piacerebbe proprio guardarlo! Magari appena ho un attimino libero. Ad ogni modo hai un dote bellissima, quella della descrizione fluida, bello, mi piace!

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  11. Purtroppo, qui il povero Bava fu in grado di gestire molto poco della regia...ed è un peccato, perché Lamberto, a parte un paio di occasioni, si è sempre dimostrato piuttosto povero di idee.
    E tuttavia, in qualche scena il tocco del maestro resiste ancora.
    Poi vabbè, io non sono obiettiva quando di parla di Bava

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  12. @Marika: grazie, con le vostre parole mi sto convincendo anch'io, eterno scettico e pessimista! :)

    @Lucia: eheh, neanch'io mi reputo obiettivo su Marietto, mi viene da osannarlo ad ogni passo.
    Che ne pensi di Macabro di Lambertone?

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  13. Di Lambertone preferisco Demoni. Macabro è un po' troppo girato a imitazione di.
    Però non mi dispiace affatto ;)

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  14. @Lucia: Demoni è, per la nostra generazione, sinonimo d'horror!

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  15. Ammetto di non aver visto il film, cosa a cui rimedierò presto... c'è tutto ciò che potrebbe attirarmi in una bella fossa... "stretto in una morsa di ardore terrificante"

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  16. @Isobel: lo stile gotico è imparagonabile ai film dei decenni precedenti, è più "luminoso", ma si lascia guardare, il tema è comunque affascinante.

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  17. Splendido sceneggiato d'epoca, che ogni tanto mi rivedo.
    Una piccola nota in margine al tuo commento : quando Daria Nicolodi e Marc Porel hanno un momento di aperta passione non credo si tratti della promessa sposa, bensì di Venere stessa che ha assunto parvenza umana. Almeno questa è la mia impressione, questo credo si voglia suggerire, data la evidente diversità di comportamento fra le due figure.
    Il tutto comunque è giocato sul filo dell'ambiguità.
    Altra grossa discrepanza col racconto sta nel fatto che in questo a morire di dolore per la perdita del figlio è Monsieur Peyrehorade, il padre. Nella versione televisiva soccombe invece la madre, complice forse una visione del dolore un po' maschilista...
    Piccola curiosità : nella parte della prosperosa servetta concupita dal fatuo Alfonso vediamo la nipote di Totò, Diana De Curtis, purtroppo scomparsa pochi mesi fa.

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  18. galerius: bentrovato! Sempregrande intenditore di classici! :) Interessante la nota, è un'idea che non mi ero mai fatto, ottima interpretazione, rende più marcata le differenze fra candore della sposa e irruenza amorosa della Venere.
    L'altro cambiamento ha un'impronta più di stampo italico, o forse è stata solo una leggerezza.
    Molto bella Diana De Curtis!

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  19. Eh, sì, penso che una certa mentalità 'italica'- che vuole le donne più vittime delle emozioni e gli uomini più coriacei - abbia giocato in quella scelta.

    Diana De Curtis era una bellissima ragazza, sì ; molto più bella di tante altre. Peccato si sia limitata a pochissime apparizioni. Ora, purtroppo, la cosa non importa più...

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  20. @galerius: ho in mente di riesumare qualche altro sceneggiato del tempo... Stay tuned! ;)

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