La produzione di Watson e Webber vanta un qualcosa adatto a deliziare i raffinati palati degli amanti dell'espressionismo cinematografico più noto, può quindi essere un rifugio estetico risalente ad anni in cui la corrente era ormai terminata. Offerta che oltretutto arriva da un paese, gli Stati Uniti, che ha proposto all'arte espressionista altre forme poi divenute punti fermi. La filmografia in esame però non si limita a questo: possono infatti sguazzarvi anche coloro all'eterna ricerca di opere di avanguardia sopite, quelle irte di sperimentazione più acuta. Molto breve come durata, ma simbolica e stranamente poco citata quando si descrivono, ad esempio, i lavori che si rifanno agli anni Venti tedeschi.
Il picco è The Fall of the House of Usher (1928), ovviamente interpretazione del multi presente racconto di Edgar Allan Poe. Perché ricordare questa pellicola? Alla fin fine l'opera letteraria è solo un pretesto per scatenare un'orgia formalista di immagini, distorte quanto basta per ricordare Caligari, pregne di campi statici e pesante trucco di scena. Ma non è tutto. Il film si erge anche a circo astratto, con largo uso di effetti ottici: dominano sovraimpressioni multiple, principalmente con composizioni a triangolo, che, se vogliamo trovarvi applicazione psicologica, descrivono bene i pensieri che attanagliano il protagonista Roderick e sua sorella Madeline; una scomposizione cerebrale. Ricordiamo che Melivlle e Webber assurgono a ruolo sia di registi che di direttori artistici e di fotografia, in più il secondo si concede anche l'interpretazione in scena dell'amico di Rod.
Come il precedente lavoro, anche in Lot In Sodom (1933) si usa il plot come pretesto per mettere in scena della pura sperimentazione. La storia si riferisce alla famosa città di Sodoma dell'Antico Testamento, con la controversa vicenda degli angeli mandati da Dio per testare il comportamento degli abitanti, e la sua distruzione per la pressione fatta sui due, mentre erano ospiti in casa di Lot e della sua famiglia.
I virtuosismi gravitano attorno alle già citate sovraimpressioni multiple, che in questa pellicola esaltano in particolare la leggiadria dei movimenti umani, come anche l'interiorità dei personaggi. Importante il fatto che gli autori si rifanno nuovamente e marcatamente alla composizione dell'immagine, quella della divisione dello schermo secondo una griglia immaginaria, bilanciando il quadro con più punti focali, spesso usufrendo della simmetria bilaterale. Non mancano dissolvenze incrociate e testi ad uso prettamente formale.
Meraviglioso The Fall of the House of Usher del 1928, più lo guardo e più mi prende. Per non parlare di Lot In Sodom, ma si sa che per me Poe è sopra tutto e tutti. Stupendo scorrere queste pagine, le tue parole...grazie.
RispondiEliminaPoe possono adattarlo in diversi modi, piace sempre anche a me, d'avanguardia come questo caso o gotico classico che sia. A tal proposito ti rinnovo il consiglio su Svankmajer, ha riportato due opere di Poe in modo fenomenale, di tuo gusto al 1000%!
RispondiEliminaLot in Sodom poi è avanti di un secolo!
Grazie a te per l'interesse, mi spiace quando i post decadono e non vengono più letti!
Accetto sempre i tuoi consigli cinematografici, e non. Non decadono, non per me, leggo e metto in bacheca...ti consiglio in giro..
RispondiEliminaSei sicuramente la lettrice più ad hoc, ti dico, con tanta sincerità, che sono veramente contento di averti trovata. Ormai sei diventata importante!
RispondiEliminaQuesto è un colpo basso!
RispondiEliminaMi sono abbassato e ti ho colpita con una rasoiata al ventre! Ammetti che ci siamo divertiti!
RispondiEliminaLe rasoiate attendono... Isobel Gowdie
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