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venerdì 12 novembre 2010

...e quello statunitense

Il bagaglio artistico viene portato agli Universal Studios di Los Angeles, e ad esso vanno ad aggiungersi gli stilemi del cinema locale. Da notare che negli USA l'artista si è dedicato soltanto alla regia, lasciando in Germania gli altri ruoli.

The Cat and The Canary
(Il castello degli spettri)
1927
Stati Uniti d'America
Regia: Paul Leni
Soggetto: John Willard
Sceneggiatura: Walter Anthony, Alfred A. Cohn, Robert F. Hill

Il primo film di Leni americano è un horror con venature umoristiche, basato sullo spettacolo teatrale The Cat and the Canary*, ad opera di John Willard e ripreso molteplici volte in campo cinematografico. È una trama vicina al giallo classico, non originalissima, ma di certo non estremamente prevedibile.
Paul non smentisce il suo eclettismo visivo, e riesce nuovamente a fondere più correnti, diverse caratteristiche: ha portato con sé il seme dell'espressionismo tedesco, evidente nella recitazione caricata e nel pesante trucco degli attori, e da ciò ne trae beneficio il lato oscuro delle vicenda. Fortemente innovativi per l'epoca sono alcuni espedienti visivi, l'autentico pezzo forte dell'opera. Ci riferiamo, oltre all'impiego delle sovraimpressioni, che rendono la sequenza iniziale degna di ricordo, all'utilizzo di alcuni intertitoli curati graficamente, "urlati", tanto da trasmettere emozioni che sopperiscono alla mancanza del sonoro. Plauso alla fotografia di Gilbert Warrenton.
Ottime le interpretazioni, in particolare Laura La Plante, nella parte di Annabelle West, e Martha Mattox in quella di Mammy Pleasant.
Può entrare a pieno diritto nel filone delle "case" (infestate e non), ma lasciamo perdere il titolo italiano, l'originale voleva intendere una pressione esercitata su un individuo, tanto da portalo alla follia.
*si dice anche di un origine da un racconto di Agatha Christie, ma non abbiamo trovato riscontro.

The Man Who Laughs
(L'uomo che ride)
1928
Stati Uniti d'America
Regia: Paul Leni
Soggetto: Victor Hugo
Sceneggiatura: J. Grubb Alexander, Walter Anthony, May McLean, Marion Ward, Charles E. Whittaker

Ritenuta la punta di diamante della produzione del regista, noi gli preferiamo altri titoli, per una maggiore propensione al weird, cosa su cui non è improntata quest'opera. È proprio una trasposizione del noto romanzo omonimo di Victor Hugo, e per la trama vi rimandiamo ad esso, basta sapere che molto, contestualizzandolo, è ancora attualissimo.
Vi è un distacco maggiore dal cinema delle avanguardie, ed i binari deviano maggiormente sul découpage classico, con montaggio analitico e alternato. Interessante però sono alcuni sperimentali scampoli di sonoro presente, soprattutto grida e richiami, preludio alla prossima era del suono nel cinema.
Potentissima l'interpretazione del mostro sacro Conrad Veidt, nei panni del protagonista Gwynplaine, ma un po' tutti fanno bene la loro parte: Mary Philbin (Dea), Brandon Hurst (Barkilphedro), il cane Zimbo (Homo) e Olga Baclanova (duchessa Josiana) , la Cleopatra di Freaks, che oltretutto mostra un accenno di nudo fuori dalla norma per quegli anni.

Altri film girati in USA:
The Chinese Parrot (1927)
The Last Warning (1929)

4 commenti:

  1. E lodo il tuo gusto estetico, Leni è un misconosciuto che riserva belle sorprese...

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  2. Il gatto e il canarino! Se penso che per averlo caricato sono stata presa in giro! bellissimo...vecchi e, se può dirsi, nuovo...

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  3. @Isobel: la più riuscita trasposizione! Ironico allo stesso tempo, in stile La casa dei fantasmi! Cosa pensavano che fosse, un film su Gatto Silvestro e Titti (belli anche loro!)? :D

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