Rubber
2010
Francia, Angola
Regia: Quentin Dupieux
Scritto: Quentin Dupieux
La Francia, nella produzione di genere, è avanti a noi, alla faccia di vini, Zidane e qualunquismi.
Il regalo che ci offre è un esperimento di metacinema piuttosto estemporaneo, dove seguiremo le gesta di uno pneumatico, proprio così, uno pneumatico, che vaga per sterminate strade californiane, mietendo vittime grazie ai suoi poteri telecinetici ed inseguendo ossessivamente una ragazza, con la polizia alle calcagna.
Seguiremo non solo noi dai nostri schermi, in campo c'è anche un nugolo di spettatori con tanto di binocolo e frasario tipico da sala di proiezione, personaggio e burattinaio indiretto dell'azione, in quanto la sua presenza è l'unico motivo per cui il tutto va avanti; il cinema senza pubblico non ha motivo di esistere, e la cosa è resa nota anche dalla coscienza di fiction più volte mostrata. Spettatori che però subiscono a loro volta le volontà del business, una volta che hanno assicurato la loro presenza, pagato per avere e per vedere (senza posti a sedere, distrutti all'inizio, come un "fast cinema" da consumare velocemente) possono anche venir meno, in Rubber vengono quindi avvelenati. Tranne uno, il tipico spettatore attento, molto attento, troppo, pignolo a tal punto da non accettare dettagli illogici, omaggiati a dismisura nel film, come giustamente ci dice il poliziotto nel prologo. Verrà ucciso non dal business, ma dalla stessa arte cinematografica, nella forma dello pneumatico. La non logica che pervade tutta la pellicola strizza l'occhio alla serie B e all'exploitation, notare anche la locandina dal fascino vintage: il perché la gomma prenda consapevolezza di sé come in un documentario, insegua la donna, uccida senza ritegno non ci viene spiegato, ma è realizzato gran bene, con pregevole uso del dettaglio e di profondità di campo e sfocature, oltretutto tutto girato con una camera digitale e un budget complessivo non esagerato. Simpatici anche gli stereotipi buttati volutamente qua e là, i topoi e luoghi culto; c'è da dire che sembra in tutto e per tutto una produzione a stelle a strisce.
Se la settima arte ha preso forma nello pneumatico, poi in un triciclo e in altre gomme, è normale che, come succede nel finale, puntino verso Hollywood.
Auguriamo fortuna a Quentin Dupieux, musicista da poco anche nel mondo del cinema che conta.
Ho sentito parlare di questo. Che un concetto unico. Chi potrebbe pensare ad un pneumatico uccidere la gente?
RispondiEliminaMa sbaglio o anni fa c'era una pubblicità simile su un pneumatico che andava in giro nel deserto?
RispondiEliminaMa sbaglio o anni fa c'era una pubblicità simile su un pneumatico che andava in giro nel deserto?
RispondiEliminasuper cult nonché film geniale!
RispondiEliminaGreat review pal
RispondiEliminalo devo vedere ASSOLUTAMENTE!!! non so perchè non lo stò già guardando... deve essere mitico XDDD
RispondiEliminami manca ancora... concordo sul dinamismo francese
RispondiEliminaSono incredibilmente e soprendentemente d'accordo al 100% con Cannibale. ;)
RispondiEliminaDupieux ci ha lasciato tutti di stucco. un'idea talmente pazza da risultare geniale e un film, al contempo, iconoclasta e creativo.
RispondiElimina@msmariah: concetto certamente originale. Era ora, una ventata di novità!
RispondiElimina@Nick: sai che non ricordo? Era anni Novanta?
@Marco: cult dell'anno, vero! Segnato fra i migliori.
@Jamie: thank you! :)
@Pavona: ESIGO la recensione nel Labirinto! :D
@robydick: noi invece idolatriamo Zampaglione che, sì, non malissimo, ma ce ne vuole, eh...
@MrJamesFord: di solito non concordate? Dimmi di più! :D
@Einzige: corro a rileggere la tua rece, volevo farlo subito ieri ma mi sono "addurmito".
In visione appena mi libero della mandria di casini lavorativi. Cmq ho letto benone un pò ovunque. I franciotti ne sanno sempre una più del diavolo...
RispondiElimina@Eddy: sicuramente sorpresa in positivo. Aspetto una tua recensione. :)
RispondiEliminaI didn't like this movie. :|
RispondiEliminaReal Queen of Horror: why? :)
RispondiEliminaun film che ha diviso ... alcuni lo adorano ... altri lo detestano. Sta nella nostra lista dei "to watch"!
RispondiElimina@CAINA: è una ventata di originalità, penso vi piacerà! :)
RispondiEliminaI didn't get it...like why a tire? I felt like the director wanted to try something different in a positive way but fell short.
RispondiElimina@Real Queen of Horror: tire to make a hymn to the "nonsense" to say "a table murderess" or a "chair murderer". But the film, deliberately, still has a strong moral message!
RispondiEliminaWhat's the message? I guess I missed that. ;\
RispondiEliminaWhat's the message? I guess I missed that. ;\
RispondiElimina@Real Queen of Horror: it speaks of cinema that no audience has no reason to exist and the audience themselves who suffer, however, in turn, the will of the cinema business.
RispondiEliminaAnd in the end, the art film, which took shape in the tire will "punish" the Hollywood industry for its aesthetic and declining business movements.
che bello tornare e leggere di questo film che recupererò al più presto! dannato qualunquismo! :)
RispondiEliminache bello tornare e leggere di questo film che recupererò al più presto! dannato qualunquismo! :)
RispondiElimina@Romina Bracchi: bentornata! :)
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