OCCHIO: degustazione, esegesi...   ESPRESSIONI: visioni, letture, arte...

lunedì 23 marzo 2009

parto di marionette

Jan Švankmajer
Gli anni Sessanta

Parlare testualmente del praghese Švankmajer è un'impresa ostica, la sua visione surrealista è un'immersione in veloci sequenze allucinanti ed artistiche. Gran parte dell'opera omnia registica è occupata da cortometraggi e tratteremo l'argomento dividendo la produzione per decenni. Daremo anche una nostra interpretazione per ogni pellicola, ma è ovvia la complessità e la soggettività di giudizio su un’arte squisitamente onirica e del pensiero.
Esordisce nel 1964 con il corto Poslední trik pana Schwarcewalldea a pana Edgara (L’ultimo numero del signor Schwarzewald e del signor Edgar), teatro di "marionette umane" in cui due attori mascherati propongono dei numeri circensi e di intrattenimento, con sottofondo di suoni martellanti e musica popolare; questo in parole poverissime... Evidente la metafora del confronto, la rappresentazione della coscienza umana e del materialismo, l'imporre la propria volontà, l'invidia, la distruzione interiore e del prossimo, ma anche la fantasia e la concezione propria; tutto questo in poco più di dieci minuti, cioè il tempo che, come vedremo, sarà una media approssimata di tutti i corti dell'artista ceco.
Johann Sebastian Bach: Fantasia G-moll (J.S. Bach: Fantasia in sol minore, 1965) è forse il meno immediato di tutto il decennio. Porte, finestre, muri e strade in un tripudio di animazione “stop motion” (detta anche “passo uno” suo grande marchio di fabbrica), tutto in bianco e nero e sonorizzato tramite organo. Rapporti, differenze ed accostamenti fanno da padroni allegorici.
Hra s Kameny (1965) tratta l'universalità del tempo. Protagonista è proprio un orologio "rubinetto", che figlia man mano cose più complesse: l'amore, l'odio, tutto rappresentato dalla durezza della pietra.
Con Rakvickarna (La fabbrica di bare, 1966) ritorna il tema della contrapposizione, condito di altro. Colorati burattini amatoriali in un ambiente di cartapesta, articoli di giornale e documenti illustrativi, marche di prodotti e musica da teatrino. Apre un'allegra banda che passa la mano al caos quotidiano, fino ad arrivare all'idea di famiglia e ai sentimenti verso il prossimo. Finale prevedibile, è lo spettacolo della vita. Forse la migliore opera dei primi sessanta.
Et cetera (1966): l'esistenza come nelle immagini esplicative dei vecchi dizionari... animate dal maestro!
Historia Naturae, Suita (1967): fra Arcimboldi ed un libro di scienze, l'arte naturale delle creature terrene e l'uomo che le distrugge, passando poi a compiere la stessa azione su se stesso.
Zahrada (Il giardino, 1968) è l'unico di questo primo lotto a non utilizzare né passo uno né animazioni. Parte convenzionalmente ma poi rapisce, la sorpresa è nella mente dell'attore e dello spettatore. Rappresentazione sociale, tutto va curato e coltivato.
Picknick mit Weissmann (1968): l'uomo bianco è l'etereo protagonista... La mancanza delle piccole gioie porta al decadimento, alla fine. Foglie a coprire il grammofono, per simboleggiare l'appiattimento.
Byt (L'appartamento, 1968): “Lynchano” ed in bianco e nero. Un uomo si ritrova in un appartamento del suo inconscio, questo dopo aver perso la via maestra, i propri percorsi. La luce tenta di aprire un varco ma uscire è difficile, si viene respinti. Allora cerca di trovare input, cibo per la mente. Si arrangia, prende quello che riesce, tramite i mezzi a disposizione, ma senza guida, aiuto o propria e forte volontà è un'impresa castrata. Un personaggio appare fugacemente e senza il dovuto slancio, ma fortunatamente il finale è liberatorio: ciò che cercava il protagonista era se stesso. Il migliore della seconda metà del decennio, si inizia a comprendere un tema stilistico del regista che proseguirà negli anni successivi.
Tichý týden v dome (Una tranquilla settimana in casa, 1969) è il meno breve del decennio in termini strettamente tempistici. Metaforicamente vi è la difficoltà di espressione, di dialogo, di esternazione; tutto è imbrigliato, liquidato. I gesti quotidiani inframezzano ed hanno il loro spazio. In questo caso presenzia il bianco e nero alternato con il colore, la dimensione onirica è rappresentata da quest'ultimo.

2 commenti:

  1. interessantissimo. dove si possono trovare i materiali citati?
    si trovano in rete?

    RispondiElimina
  2. E' tutto reperibile: dagli shop sul web ad altre fonti, fino al pubblico dominio. La maggior parte dei corti di Svankmajer, compresi quelli che ho trattato in questa prima parte, li trovi anche su Youtube e servizi simili. ;)

    RispondiElimina